La miniera di Castellammare di Stabia ha prodotto un'altra pepita. Dopo le pietre preziose degli Abbagnale, di Quagliarella e dei Donnarumma, ecco la gemma di Sebastiano Esposito, un ragazzo di anni diciassette che calcia e corre, spinge e inventa come un adulto che sappia di football antico e, insieme, moderno, cioè pratico.
Gli inglesi, in telecronaca, pronunciavano il suo nome come avrebbero fatto Laurel & Hardy: Esposìto che profuma anche di Despacito, il reggaeton che ci ha tormentato notte e giorno, ricantato pure da illustri calciatori. Ora il minorenne ha fatto già intendere che l'anagrafe è una pura convenzione burocratico amministrativa, nello sport conta altro, vedi alla voce Benedetta Pilato argento ai mondiali di nuoto. Gli anni sono bellissimi e freschi, Sebastiano ha un cognome che nella storia araldica veniva assegnato ai trovatelli, in particolare a Napoli e nelle terra di Campania.
Va da sé che Sebastiano sia un trovatello per chi non conosce il calcio e non si è interessato al vivaio interista, là dove il ragazzo ha dimostrato doti e personalità chiare, ribadite in questi giorni sotto la cura del maestro Conte, non abituato a ricoprire di carezze chi non le merita. L'Inter è alla ricerca di attaccanti che facciano la storia, per il momento Esposito Sebastiano sta facendo la cronaca ma ha il profumo di chi può segnare non soltanto gol ma la narrazione futura e prossima della squadra nerazzurra.
La prestazione di Londra, contro i finalisti di Champions, conferma che con un po' di coraggio si potrebbe tentare la carta del ragazzo di casa, evitando un altro equivoco Zaniolo. Provare per credere.
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