Le due facce di Milano del pallone. Chi cerca gol e magari anche un pizzico di geometrie, l'Inter di de Boer insomma, e chi cerca di non prendere gol, il Milan di Montella, che ha i soliti buchi al tetto della casa. Le due facce di Milano del pallone s'intrecciano con i ritardi, i tormenti e anche le aspirazioni dei nuovi padroni i quali non possono accampare più scuse quando (a novembre) anche l'operazione Sine-Europe sarà completata con il closing e gennaio riaprirà le frontiere del mercato.
L'Inter è già al non posso più sbagliare perché ha un misero punticino in classifica e perché il viaggio a Pescara è di quelli che vengono catalogati alla voce fare il pieno dei punti. Frank de Boer, che ha cominciato a studiare oltre che l'italiano anche l'Inter e il suo complesso mondo, ne è consapevole se qualche ora prima di mettersi in viaggio per l'Abruzzo ha dettato la frase che i cronisti aspettavano: «Sono passate già due partite ma si può dire che il mio campionato comincia oggi... Roma non è stata costruita in un giorno». Che vuol dire: adesso ho qualche notizia in più, qualche giocatore in più, qualche allenamento in più per scegliere meglio. Senza illudersi, naturalmente che sia tutto già noto e mandato a memoria. «Ho bisogno di tempo per far conoscere il mio calcio, le prossime 5 partite saranno molto utili» è l'altra dichiarazione impegnativa che vale quanto l'amara riflessione legata alle randellate della critica piovutegli sulla testa («c'è una ragione se l'Inter degli ultimi anni non è andata bene»: come a dire, è da tempo che qui ad Appiano non funziona benissimo la macchina). E allora, se è scontato, finalmente, l'allestimento del trio d'attacco (con Candreva-Icardi-Perisic, il meglio a disposizione), l'attrazione può diventare il debutto a metà-campo di Joao Mario, il botto del mercato di Suning sul mercato, chiamato a fronteggiare Aquilani, provenienti entrambi dallo Sporting di Lisbona. Ed è garantito che proprio l'italiano trasferito a Pescara sia tra i tanti che hanno storto il naso dinanzi alla cifra sborsata per trascinare il portoghese ad Appiano Gentile.
Dall'Inter, previo consenso di Ausilio, ds plenipotenziario, è in arrivo al Milan Massimo Mirabelli, cosentino di 42 anni, capo degli osservatori rivali al quale vengono attribuiti, come medaglie sul petto, aver scoperto (!) Murillo e aver caldeggiato l'acquisto di Perisic (ma non ci avevano detto che era tutta farina del sacco di Mancini?) senza avere contatti preferenziali con i procuratori come se non dovesse poi sporcarsi le mani per fare questo mestiere.
È il primo tassello del mosaico preparato da Fassone per il futuro che non è poi così lontano anche se, ufficialmente, non interessa granchè Montella, impegnato sul presente a puntellare una difesa che ha preso 6 gol in 180 minuti e che può recuperare Paletta contro l'Udinese. Vincenzo non è il tipo da lamentarsi, come Sarri per esempio. Perciò dopo aver calpestato il prato misto di San Siro appena rizollato, è pronto a ricacciare indietro ogni alibi, ogni scusa con una raffica di non conta. «Il caldo? C'è anche per l'Udinese. La difesa? Va aiutata da tutta la squadra. Il gran numero di convocati in azzurro? Un vanto per il presidente Berlusconi. Le assenze di Niang e Kucka? Faremo di necessità virtù». Un manuale di sopravvivenza da far studiare ai tanti suoi colleghi e che viene impreziosito alla fine dal predicozzo rivolto al proprio spogliatoio che riscuote pochissimo credito presso il proprio popolo figurarsi tra gli addetti ai lavori. «Grazie a Berlusconi e Galliani, il Milan ha fatto un mercato difensivo: ha tenuto Bacca, De Sciglio e Romagnoli per i quali avevano ricevuto offerte allettanti. Perciò sono contento.
E dico al mio gruppo che possono fare di più, devono stimarsi di più» l' incoraggiamento finale per una sfida che è l'unica, alla portata, prima di una sequenza da brividi (Samp fuori, Lazio in casa, Fiorentina fuori, e Sassuolo a Milano).
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