Milano - Furbizia e mestiere. Ma anche un cuore grande così. E la capacità di resistere, in dieci, dentro il fortino di Handanovic per tutto il secondo tempo. Ecco le qualità dell'Inter rimaste in possesso dell'Inter anche nel derby di ieri. Con queste virtù dapprima artiglia il comodo vantaggio, Samuel e chi se non lui?, poi lo difende con il pugnale tra i denti, alla vecchia maniera dei pirati. Gioventù e inesperienza: sono i difetti più noti del Milan che continuano a penalizzarlo e a lasciarlo laggiù, malinconicamente lontano da ogni posizione più onorevole. Otto punti il distacco dalla coppia del terzo posto e dalla stessa Inter. Nemmeno la superiorità numerica usufruita per tutta la seconda frazione consente ai berlusconiani, rimasti ancora una volta a secco di gol, di guadagnare almeno un pareggino. E le occasioni non mancano. Manca la precisione balistica degli attaccanti. Con le punture d'insetto di Bojan, El Shaarawy e il girare a vuoto di Boateng, è impossibile far dimenticare Ibra. Persino l'assenza di Pazzini, escluso con discutibile mossa, diventa un rimpianto. Cassano non incide, d'accordo ma c'è il cemento armato di tutti gli altri a costruire argini invalicabili. Restano, alla fine, anche un bel po' di polemiche riservate all'arbitro, inadatto e non all'altezza dell'evento: negato a Montolivo un gol buono, l'ombra di un possibile rigore ignorato e una serie di fischi, crudeli con Nagatomo, rappresentano le sue magagne.
La prima sciagurata partenza del Milan e di Allegri è di quelle che possono schiantare anche un toro, figurarsi una squadra di cuori teneri. Tre minuti, appena il tempo, per il tecnico livornese, di polemizzare con arbitro e quarto uomo nei confronti di Samuel, che i suoi prendono il solito, inevitabile gol da calcio piazzato. Meglio concentrarsi sull'organizzazione difensiva. La parabola, un arcobaleno velenoso, comincia sotto la panchina rossonera e finisce all'altezza del secondo palo di Abbiati: qui, in sequenza, arrivano gli errori indecenti. Il portiere sbaglia, tanto per non perdere il vizietto, il tempo dell'uscita, mentre De Sciglio si perde Samuel in fondo al treno neroazzurro, il quale può infilare il colpo di testa sotto la traversa. Concorso di colpa, si dice di solito. Qualche minuto dopo raddoppiato dallo scellerato rinvio di Abbiati che serve direttamente Milito consegnandogli la palletta comoda comoda del 2 a 0. Buon per lui che il principe, di buon cuore, sbavi due volte il sigillo che può mandare il Milan all'inferno. Neanche Allegri in verità se la cava meglio visto che lo schieramento di partenza denuncia, a quel punto, due calcoli errati, Bonera schierato a difesa dell'argine di destra e Bojan piazzato tra i bronzi interisti Samuel e Ranocchia. Risalire la china in quelle condizioni non è semplice anche se il Milan prova a farlo con sprazzi di gioco e un paio di stoccate di Boateng dalla mira inguardabile. La più efficace intesa, sul finire del tempo, è un gol di rara bellezza firmato da Montolivo con il tiro della domenica da 30 metri dopo rinvio maldestro di Handanovic: l'arbitro, spaventato, insicuro, fischia una punizione inesistente ricevendo l'assedio dei rossoneri. Nessuno lo aiuta, neanche Rizzoli che è dietro la porta e ha visto tutto.
La seconda partenza mette nei guai l'Inter, rimasta fino ad allora a guardare e a difendere il vantaggio. Nagatomo, già ammonito, si fa pescare con le mani nella marmellata di un fallo di mano inutile e plateale: deve uscire lasciando i suoi in dieci. A quel punto Stramaccioni, che non ama la poesia ma la prosa, già rimasto senza Coutinho dall'inizio della ripresa (meglio la sostanza di Guarin) richiama anche Cassano mai ispirato a dovere e un po' in soggezione per l'accoglienza non proprio favorevole. Servono furbizia ed esperienza, tanto per cambiare. Allegri prova a correggere con Robinho: ha tutta la fanteria cinese (Emanuelson, Bojan, El Shaarawy più il brasiliano) contro i pilastri di cemento armato. Solo più tardi arriva Pazzini a dare un senso all'assedio milanista poco lucido, molto improvvisato. L'esito, come si capisce, è disarmante: Pazzini manca di un amen il tocco sotto porta, e tranne Montolivo assistito da genio e continuità, tutti gli altri annaspano in una pozzanghera. C'è anche uno sgambetto malizioso di Samuel su Robinho che fa eruttare la panchina milanista.
L'Inter no, l'Inter in dieci per tutta la ripresa, ha una bussola, una feroce organizzazione difensiva, sanno tutti dove mettersi e cosa fare, persino Gargano, persino gli ultimi arrivati, Pereira e Guarin o lo stesso Palacio. E se c'è da tirar fuori gli artigli, beh non si tira indietro nessuno. Perciò alla fine salgono al fianco della Lazio al terzo posto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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