
Falsa partenza, che altro sennò? Però più che al Mondiale per club e al modesto pareggio nel debutto contro il Monterrey, l'attenzione del mondo Inter è ancora rivolta al rovescio di Monaco. E per spiegarlo va diffondendosi una post-verità, in cui l'unico responsabile sarebbe Simone Inzaghi, che avrebbe tradito l'Inter trattando con l'Al-Hilal, preparato male la finale e distratto i giocatori, qualcuno persino con la proposta di seguirlo a Riad. Tutta colpa di Inzaghi, quindi. Non conta nulla avere sfidato, con una squadra vecchia e cotta e mai rinforzata, un avversario più forte e più giovane e nell'occasione soprattutto più bravo. E che, detto per inciso, al debutto nel Mondiale americano ha segnato 4 gol anche all'Atletico Madrid e non ha pareggiato con la settima in classifica del campionato messicano, rischiando addirittura di perdere negli ultimi istanti di partita.
"Anche oggi ho ascoltato di tutto, come del resto è successo quando ero all'Inter. Se questo è stato il prezzo da pagare per questi quattro anni, lo pago volentieri", lo sfogo di Inzaghi prima di debuttare contro il Real Madrid (gran primo tempo e 1-1 finale strameritato, con rigore parato da Bounou al 90'). "Queste critiche sono nulla in confronto al bene che ho ricevuto. Dell'Inter so che mi mancherà tutto, anche le accuse più ingiuste che spesso mi sono state fatte". Nessuno pensa che Inzaghi abbia chiuso un contratto da 54 milioni netti in poche ore. È chiaro che la trattativa è nata ben prima della finale e che l'accordo sia stato più volte rivisto dai legali delle due parti. Ma quello che la post-verità, costruita intorno alle parole di Estave Calzada, Ceo del club saudita, non considera e non comprende è perché, visto che i giocatori sapevano tutto, al punto da restarne turbati, contemporaneamente non ne sapessero niente dirigenti esperti come quelli nerazzurri, col presidente Marotta che anche a finale appena conclusa, si diceva pubblicamente convinto che Inzaghi e l'Inter avrebbero continuato insieme. Giocatori tanto turbati e dirigenti così ingenui? O forse la post-verità ha il solo scopo di trovare un unico colpevole? Lo stesso al quale hanno anche messo in conto tutto il non vinto di questi 4 anni. "Per il bene della squadra, anche società e dirigenza erano convinti che la cosa più giusta fosse che le nostre strade si separassero": il flash back di Inzaghi sull'incontro che martedì 3 giugno ha sancito l'addio, generando quella "situazione non prevista", come la definì Marotta, che ha poi portato alla soluzione Chivu. L'impressione è che siamo solo all'inizio di una lunga querelle.
Nel frattempo, più che giustificata la delusione per il debutto nerazzurro al Mondiale, pure al netto del diverso periodo di stagione (Inter alla fine, Monterrey a metà). Vincere sabato sera con l'Urawa diventa fondamentale per non rendere poi troppo scivoloso lo scontro diretto col River Plate.