L'ultima volta un'era fa. Nel 1994. Un anno storico. Silvio Berlusconi per la prima volta presidente del Consiglio, Nelson Mandela presidente del Sudafrica. E poi i mondiali americani «insaguinati» dall'omicidio di Andrés Escobar, sua l'autorete che costò l'eliminazione della Colombia. A Imola muoiono Ayrton Senna e Roland Ratzenberger. L'agguato a Mogadiscio che costa la vita a Ilaria Alpi. La guerra nell'ex Jugoslavia. E viene presentata la playstation che forse neanche aveva in «memoria» la «triplice caduta».
Perché il 1994 fu anche l'ultima volta, prima dello scorso weekend, di Inter, Juventus e Milan ko tutte insieme, nella stessa giornata, allora come oggi la sesta. Un evento che negli ultimi cinquant'anni di serie A si è verificato solo in cinque occasioni. Ventuno anni fa era un altro pallone. Il primo campionato con i tre punti, ma c'erano ancora i numeri dall'1 all'11, i due cambi e le panchine «corte» con cinque rincalzi. Fece rumore il crollo della Signora a Foggia, il primo del dopo Zeman. Non da meno il ko in casa dei nerazzurri contro il Bari e lo scivolone rossonero a Padova. Lapidario con la Juve fu il suo allenatore Marcello Lippi: «Siamo incapaci». Anche Ottavio Bianchi e Fabio Capello non furono teneri, ma non bastò per raddrizzare la stagione: sesto posto per l'Inter, quarto il Milan. Invece alla fine i bianconeri vinsero lo scudetto che mancava da nove anni.
Ieri nei bar è stato uno dei lunedì di campionato più silenziosi della storia. Niente classico sfottò tra i tifosi delle tre squadre più amate, regnava una sorta di mal comune mezzo gaudio sottovoce. Un cappuccino e brioche «silenzioso», a fare da sottofondo al massimo le risate di tifosi di Napoli e Fiorentina. Due delle tre autorevoli firme, l'altra è il Genoa, della triplice caduta. Perché se ventuno anni fa a realizzarla furono tre «provinciali», tra sabato e domenica i giustizieri sono stati di ben altro calibro. Il Napoli di Sarri vince lo scontro tra deluse con Allegri e si riabilita al giudizio del San Paolo, il Genoa tutto grinta di Gasperini insinua dubbi nel Diavolo e la Fiorentina, di nuovo capolista dopo 16 anni, sveglia l'Inter con quattro sberle. E pensare che Thohir doveva tornare sabato a Giacarta, poi ha visto l'Inter fare «cinque su cinque» contro il Verona, e ha pensato bene di prolungare la permanenza milanese per godersi la sfida al vertice. Forse sperava nella fuga interista, tutto rimandato. Se ne è andato stamattina dopo aver parlato di bilancio («90 milioni di rosso non è una cifra corretta»), ribadendo le serie intenzioni sullo stadio («pronti a investire 150 milioni») e salutando Fassone («nel calcio le persone vanno e vengono, non ci possiamo basare su un individuo»). Non un cenno al primo rovinoso ko della stagione che ripropone la pazza Inter con Mancini principale responsabile. Uno scossone da condividere con le rivali storiche in una giornata che certifica la crisi della Juve e che ridimensiona l'effetto Mihajlovic perché Inzaghi l'anno scorso dopo sei giornate aveva più punti.
Comunque il poker viola non è un inedito per i nerazzurri, due anni fa ad esempio lo firmarono Jovetic e Ljaijc, ora agli ordini di Mancini che per l'occasione ha rispolverato Boskov: «Meglio quattro gol in una volta che quattro 1 a 0».
L'allenatore di Jesi può consolarsi pensando che anche l'Inter dei record di Giovanni Trapattoni perse l'imbattibilità prendendone quattro dai viola, ma alla fine del girone d'andata e in trasferta. E a voler ridare morale agli juventini basta ricordare che in tre delle ultime quattro «triplici cadute» la stagione si concluse con la Juventus campione d'Italia. La triplice caduta non toglie la speranza, la ridà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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