L'Inter non conosce vie di mezzo. O vive di stenti e vince uno a zero, oppure fa gioco ma raccoglie poco, un punto, come ieri a Verona. I nerazzurri cadono in contraddizione, il solito dilemma, ma sicuramente Roberto Mancini che alla vigilia vedeva «bel gioco solo all'estero», tornerebbe volentieri indietro alla media di un tiro, un gol e tre punti.Perché è di nuovo pazza l'Inter di Verona che segna il gol più veloce del suo campionato con Murillo al minuto 8; poi si cimenta nel gioco delle belle statuine sulle palle inattive e guarda saltare per tre volte gli avversari e Handanovic raccogliere altrettanti palloni in fondo al sacco. Il Verona segna due gol nel primo quarto d'ora, non ne aveva fatto nemmeno uno fino a ieri, e ribalta il risultato in 4', poi il tris nella ripresa. Non aveva mai realizzato tre reti, e già questo dice tutto. È un'altra contraddizione di una partita tra due squadre che finora avevano segnato più di una rete solo in tre gare. I nerazzurri, chiedere a Palacio, hanno trovato il solito portiere in vena di miracoli, ieri il turno di Gollini dopo Seculin (Chievo) o ancora più indietro Consigli (Sassuolo). Comunque nella ripresa hanno rimediato con il decimo centro di Icardi e il pari di Perisic, bravo a entrare e cambiare il volto della squadra, sfigurato dal solito Felipe Melo. Nel bene e nel male. Perché l'ex Fiorentina e Juve può essere un trascinatore come pochi oppure rivelarsi un avversario in più. Ieri come da labiale di Mancini intercettato in panchina, «non finisce la partita», ha obbligato l'allenatore a toglierlo: sempre scomposto, ingenuo nel fallo da giallo e nel fallo da cui è nata la punizione del 2-1. Se Felipe Melo è questo, la buona notizia è che essendo in diffida salterà la trasferta di Firenze. Dove l'Inter si gioca il terzo posto e Mancini dice di avere «buone sensazioni, dovremo recuperare i punti persi negli scontri diretti». Ammette «che abbiamo buttato via la vittoria» e che «i miei hanno dormito». C'è da lavorare lo dice anche l'allenatore nerazzurro che non nasconde la delusione perché la partita di ieri è lo specchio di una stagione che non conosce vie di mezzo. Perché l'Inter dalla Lazio in poi, vigilia di Natale, ha dilapidato quanto di buono fatto nel girone d'andata. Proprio come ieri i nerazzurri hanno buttato via una buona partita con tre dormite in fotocopia. Hanno anche avuto le occasioni per vincerla sempre con Icardi, ma anche corso il rischio di perderla, vedi il palo di Gilberto. L'emblema è proprio la difesa, ieri priva di Miranda, bucata sei volte nelle ultime otto partite, dopo che era rimasta immacolata undici volte nelle prime sedici gare; in tre trasferte (Juve in coppa, derby e ieri), tre reti incassate a partita. Dormite imperdonabili soprattutto contro l'ultima perché, dopo il pari della Fiorentina, c'era l'occasione di fare il sorpasso e presentarsi davanti alla sfida del Franchi.
Adesso dopo una partita spettacolare, emozionante, alzi la mano chi preferisca un 3-3 che avrebbe anche potuto avere il doppio dei gol, oppure il classico uno a zero e tre punti in più in classifica. Stiracchiato ma tremendamente efficace. E soprattutto senza dormite. L'Inter è meglio brutta che pazza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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