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Miha difende la sua scalata: "Qui non abbiamo un Messi, chi è scontento può andar via"

Sinisa bacchetta Honda e punge Cerci: "Deve impegnarsi in allenamento"

Miha difende la sua scalata: "Qui non abbiamo un Messi, chi è scontento può andar via"

Da sempre, nel calcio come nella vita, l'attacco (ai critici) è la migliore difesa (del proprio operato) per un allenatore (categoria di permalosi). E così è bastato vedere il Milan rialzare la testa, scalare la classifica, apparecchiare una modesta striscia (persino Seedorf fece meglio, 4 successi di fila) per scoprire in conferenza-stampa Mihajlovic con l'occhietto feroce cogliere l'occasione per togliersi un po' di sassi dalla scarpa e andare alla ricerca di qualche cronista polemico, assente (per turno). Non ha risparmiato nemmeno i suoi Sinisa, come gli capita quando può indossare i panni del guerrigliero duro e puro e impugnare la scimitarra dialettica.

Al giapponese Honda, che avrebbe chiesto di essere ceduto a gennaio (anche se Galliani ha sempre smentito) ha mandato a dire: «Chi non vuole rimanere nel Milan è libero di andarsene!» per poi puntare dritto su Nocerino e Suso (i due hanno disertato la cena di mercoledì organizzata presso il ristorante appena aperto da un amico romano del serbo) e tuonare così sugli esclusi: «Qui non abbiamo né Maradona né Messi che devono giocare sempre. Se non trovano posto devono prendersela con loro stessi».

E visto che c'era ha anche spedito uno sganassone a Cerci: «Deve impegnarsi sempre anche in allenamento».Insomma una vera e propria intemerata. Perché Mihajlovic non ha dimenticato certi giudizi severi considerati alla stregua di attacchi personali dopo il Chievo e prima (quei continui paragoni con Inzaghi) del Chievo per concludere con un briciolo di filosofia: «Non eravamo brocchi prima, non abbiamo risolto tutti i nostri problemi adesso». Ben detto. E infatti l'Atalanta è arrivata per verificare i progressi di gioco del nuovo sistema di gioco nonostante una serie di assenze (Alex, Bonaventura, Bertolacci, probabilmente Montolivo) che non possono valere come alibi o giustificazione.«È la partita della svolta» ha tuonato Mihajlovic prima di rendere qualche omaggio.

Per esempio al portiere messo da parte Diego Lopez che «ha giocato con la tendinopatia senza dirlo, soffrendo, da uomo», per esempio a Bacca («sta ripagando il prezzo speso, lui è un vero bomber»).

Così il finale è tutto per Valentino Rossi («tifo per lui anche se ha sbagliato»), oltre che per il futuro sistema di gioco («ha ragione Boban: col 4-3-1-2 si rischia troppo») caro a Silvio Berlusconi.

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