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Inter, settimana chiave. Prima la parola al campo poi a Zhang su Icardi

Spal, Eintracht e derby per dare un senso alla stagione. Il patron rientra per vedere Mauro

Inter, settimana chiave. Prima la parola al campo poi a Zhang su Icardi

Da un lato, la partita. Anzi tre: quella di oggi con la Spal, poi l'Eintracht e infine il derby. Guai a fallirne anche solo una delle tre. Dall'altra, il caso Icardi che non si sblocca. Anzi: l'ottimismo di metà settimana ha lasciato spazio a una vera e propria trattativa, che alla fine potrebbe anche non avere vincitori.

Partiamo da qui. Marotta e il mediatore Nicoletti continuano a parlarsi - almeno così filtra - ma evidentemente a non capirsi. L'ammutinato non si allena. È in atto una vera e propria trattativa, nemmeno si dovesse ricomprare il centravanti. Follia. Fascia no, rinnovo nì, scuse sì, comunicato no: tutto per una manciata di partite e dirsi addio per sempre a fine maggio. La verità, e Marotta lo sa bene, almeno quanto Spalletti, è che in questa manciata di partite nessuno può garantire i gol che farebbe l'ex capitano, in barba alle statistiche che dopo la doppia passeggiata sul Rapid Vienna, volevano l'Inter migliore senza il 9 titolare (i numeri sono importanti, ma vanno interpretati: i punti si contano, ma i gol si pesano...).

Un po' a sorpresa - almeno secondo quanto previsto ufficialmente - è arrivato Steven Zhang, oggi in tribuna. Potrebbe aver anticipato il rientro proprio per incontrare Icardi domani. E allora perché non ieri o oggi, ché il countdown derby è implacabile? La verità è che nessuno sa veramente cosa facciano i cinesi e probabilmente Zhang jr è tornato perché dopo 40 giorni di vacanza era previsto lo facesse. Di certo, col presidente a Milano, siamo veramente al dentro o fuori, visto che l'inserimento di un mediatore voluto dalla famiglia Nara, fa cadere la mai creduta causa fisica. Difatti di consulti medici all'estero non si parla più, è tutta questione di avvocati e trattativa.

Spalletti - e così veniamo alla partita - sembra assai più rilassato che a Francoforte. Anche sul caso Icardi. Sornione, come sempre nei giorni di vigilia: «Io non sono aggiornato: sa tutto Marotta, che è un grande dirigente e tutelerà sicuramente tutte le parti». L'analogia con Totti non regge nemmeno alla più grande forzatura. Spalletti ovviamente non ci casca, ma si rifugia in quel linguaggio che spesso ricorda il gioco della squadra: «Io non tratto. Io vado a esibire una professionalità per il ruolo che ricopro e le possibilità che ho, cercando sempre di fare il meglio per l'Inter». Boh.

Al 111esimo anniversario di fondazione - celebrato ieri sui social nella speranza di festeggiarlo oggi sul campo con la serenità che solo 3 punti possono portare - l'Inter arriva col fiatone e la panchina improvvisamente corta. Fuori Nainggolan (salterà anche il derby), squalificato Vecino (dentro Gagliardini e Joao Mario), a riposo Perisic (ci sarà con l'Eintracht, oggi Candreva), più 3 diffidati: Martinez, Skriniar e D'Ambrosio. Keità è convocato per la prima volta nel 2019 (ultima partita il 29 dicembre), ma giocherà solo con l'Eintracht («ora sta bene, gli manca un po' di ritmo»), per cui ancora dentro l'insostituibile Toro Martinez («starà attento, sa cosa deve fare: meglio se non si toglie la maglietta dopo un gol»).

Skriniar e D'Ambrosio vanno invece in panchina per non rischiare il Milan: al loro posto Miranda e Cedric.

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