Inter, il Toro stavolta ispira Darmian

Dea ko. Matteo su giocata di Lautaro regala ai nerazzurri il gol vittoria. In semifinale Juve o Lazio

Inter, il Toro stavolta ispira Darmian

Avanti piano, ma avanti bene. L'Inter batte l'Atalanta e aspetta di conoscere chi fra Juventus e Lazio la sfiderà nella semifinale di Coppa Italia. Risultato stretto, ma vittoria larga. Poche altre volte quest'anno, i nerazzurri avevano vinto una sfida tanto importante (perché questa era una partita importante), giocando così bene. Col Napoli, certo. Ma era stato un altro calcio, più furbo che bello. Stavolta invece, Inzaghi manda in campo l'Inter che non t'aspetti: non solo parte con Lukaku, ma soprattutto aggredisce molto alta l'Atalanta, decidendo da subito di fare la partita e dicendolo con i fatti, anche a rischio di intasare la metà campo avversaria e gli spazi che in teoria dovrebbero servire per verificare l'efficienza di Big Rom.

Inzaghi tiene palla e gioca un calcio subito gradevole, per quanto poco produttivo. Il primo tiro in porta, a metà tempo, è un sinistro di Barella, dal limite dell'area. Musso gestisce in tuffo, senza affanni. Gasperini in partenza rinuncia a Lookman come a Hojlund, non al suo gioco uomo su uomo che porta spesso Scalvini addirittura al limite dell'area avversaria, sulle tracce di Barella. Koopmeiners insegue Calhanoglu e De Roon va a tutto campo su Mkhitaryan. La solita Atalanta di stagione, riveduta e corretta: ritmo più basso e attenzione più alta. Prima dell'intervallo, un altro sinistro nerazzurro, stavolta di Calhanoglu: Musso non ci arriva, ma ringrazia il palo. Gran primo tempo dell'Inter, giusto dirlo, ma doveroso anche annotare come sia Zapata a mancare di testa una facile occasione poco prima del riposo (errore di Dumfries, incertezza di Acerbi, Onana graziato). L'Inter va in vantaggio poco dopo che Gasp manda in campo i titolari Lookman e Hojlund, non è solo una coincidenza, ma soprattutto la conseguenza di un avvio di ripresa ancora più totale e avvolgente. Lautaro fa una giocata degna del numero che porta sulla schiena (il 10) e apre la porta a Darmian, il cui sinistro (ancora) fulmina Musso. In vantaggio, Inzaghi non rinuncia ad attaccare. Va più vicina l'Inter al raddoppio che l'Atalanta al pareggio.

A proposito di mancini, ritrovare l'Atalanta scuote evidentemente Gosens, che mai in un anno a Milano aveva giocato tanto bene. Lukaku gioca 70 minuti, stavolta nemmeno male. Ma ci vuole altro per insidiare il posto a Dzeko in chiave derby. Assente Skriniar, non convocato e nemmeno in tribuna, non era evidentemente il caso. Laconico Marotta: «Le bandiere non ci sono più. Il giocatore ha fatto una scelta che era nei suoi diritti e dobbiamo rispettarla». Tornerà per il derby, non farà mai più il capitano, ma non si può dubitare del suo impegno. Accadde lo stesso un anno fa al Milan con Kessie.

Tutto sommato enigmatico lo striscione esposto in Curva Nord, là dove fino a 10 giorni fa si implorava Skriniar di restare: «Calciatori e società: l'Inter si ama e si rispetta», dove non è chiaro quale sarebbe la responsabilità dell'Inter, se non aver ceduto Skriniar in estate. Errore sì, ma certo non per mancanza di rispetto.

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