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Inzaghi, coppa di rigore. L'Inter del "piccolo" Mou ora sogna il tripletino

Due penalty per i nerazzurri e "zeru tituli" per la Juve di Allegri che ai supplementari si fa espellere

Inzaghi, coppa di rigore. L'Inter del "piccolo" Mou ora sogna il tripletino

L'Inter alza in faccia alla Juventus la coppa Italia in una finale spettacolare all'Olimpico. Ai supplementari come in supercoppa a gennaio, quando i nerazzurri la vincono dopo che i bianconeri avevano ribaltato il gol di Barella prima di farsi riprendere da un rigorino. È una torta che va di traverso a Massimiliano Allegri: si chiude definitivamente l'era della Signora. L'anno scorso Antonio Conte le scucì lo scudetto, adesso Simone Inzaghi la condanna a zero titoli dopo dieci anni. La ricostruzione più volte invocata da Allegri fa rima con fallimento: l'anno scorso Andrea Pirlo aveva alzato due coppe.

Ora è Inzaghi a fare altrettanto con ancora viva la possibilità di centrare un tripletino per diventare un Mou in piccolo che avrebbe del clamoroso se si pensa che l'estate scorsa si ritrovò senza Eriksen, Hakimi e Lukaku. Alla faccia del ridimensionamento. Battere due volte di fila in finale (tre in stagione mai successo) la rivale di sempre manda l'allenatore nella storia nerazzurra, comunque vada a finire la volata con il Milan, anche se resterebbe la sensazione di uno scudetto buttato e non solo per lo scivolone di Bologna.

Intanto c'è da godersi questa notte del derby d'Italia che torna a valere la coppa Italia dopo oltre cinquant'anni. La Juventus rinuncia a Morata per Bernardeschi e mette Dybala sulle tracce di Brozovic (come mettere Totti su Pirlo, sic!). Queste sono le mosse di Allegri, mentre Inzaghi preferisce Darmian a Dumfries: primo non prenderle. Ma bastano sei minuti per rompere l'equilibrio: i bianconeri si fanno sorprendere disordinati, Barella batte Perin immobile. La Juve è chiamata a fare la partita come raramente le è riuscito. Eppure, complice l'Inter che si rintana, ci riesce: Handanovic para su Dybala, mentre deve superarsi sul sinistro di Vlahovic. Poi ancora la Joya spreca da centro area: una delle sue partite migliori contro il suo probabile futuro. L'Inter va di lampi. Prima dell'intervallo esce Danilo e la mossa di Allegri è Morata.

La notizia, per essere un derby d'Italia, è che il primo motivo di discussione (accennata) arrivi al quinto della ripresa per una spintarella a Vlahovic. Subito dopo la Juve pareggia con la zampata di Morata che sorprende Handanovic. E i bianconeri la ribaltano in due minuti con un contropiede rifinito da Vlahovic. Partita esplosa definitivamente. L'Inter continua ad avere poco o niente da Lautaro e Dzeko e la scossa di Inzaghi è un triplo cambio che boccia le sue scelte: fuori D'Ambrosio, Darmian e Dzeko; dentro Dimarco, Dumfries e Correa. Allegri risponde subito passando a tre in difesa con Bonucci. Troppo presto per metterla in ghiaccio: l'episodio arriva a dieci dalla fine quando Valeri giudica da rigore un incrocio di gambe tra Lautaro, De Ligt e lo stesso Bonucci. Poi esce Chiellini, all'ultima recita in un derby d'Italia, gladiatorio come al solito. È la resa bianconera. Si va ai supplementari. Inzaghi la vince di rigore con De Ligt che aggancia De Vrij e Perisic è implacabile dal dischetto. Juve stesa. Non c'è più tempo, Perisic infila il poker e spera nel tripletino. Allegri finisce espulso, rosso come il bilancio della sua stagione.

Poi l'Olimpico è solo nerazzurro per l'ottava coppa Italia.

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