La lezione è servita, e nella più importante delle 4 sfide stagionali con la Juventus, l'Inter è riuscita a vincere, conquistando l'accesso alla finale di Coppa Italia (24 maggio), che non è ancora un trofeo ma vale molto, perché già così dà diritto a giocare la prima Final Four di Supercoppa, che si disputerà il prossimo inverno, ancora in Arabia Saudita, terra dai diritti incerti ma dai soldi sicuri.
Battendo la Juventus per la prima volta in stagione, l'Inter s'è garantita da 7/8 milioni minimi solo per la doppia partecipazione, fino a 15 e magari anche oltre, in caso di altrettante vittorie. Più l'ovvio onore di possibili nuovi trofei: non sfugga che dal dicembre 2010 (Benitez, mondiale per club) al maggio 2021 (scudetto con Conte), il club nerazzurro non ha vinto nulla. E poi contestano Inzaghi: già 3 trofei, due finali e una semifinale di Champions ancora da giocare.
L'altra sera, in una partita esteticamente imperfetta, l'Inter a tratti è parsa la Juventus dei giorni belli, quella che per 9 anni di fila ha vinto lo scudetto. Solida, efficace, magari non bella, ma sicuramente capace di accelerare al momento giusto. Il corto muso non c'entra. Ha vinto di misura perché i suoi attaccanti continuano a sbagliare troppi gol, e questo può essere un problema in vista dei prossimi impegni. Ma ha vinto quasi senza soffrire, come fanno le squadre quando sono più forti.
Un gol al pronti-via e poi il resto in controllo. Dimarco ci ha messo un quarto d'ora a sbloccare il risultato, ma Lautaro e Dzeko, se più precisi, avrebbero potuto farlo già dopo nemmeno 3 minuti. Una fucilata e poi un'altra, quella vincente, mai una raffica, ma nemmeno mai la sensazione che la finale fosse a rischio. Colpe altrui e meriti propri.
Ora è di nuovo campionato, con Lukaku pronto a tornare titolare, anche se la mezz'ora anti-Juve non ha dato seguito all'incoraggiante trionfo personale di Empoli. E dire che il canovaccio tattico avrebbe potuto aiutarlo. Nel momento di Big Rom c'è anche il momento dell'Inter, che è fatto di strappi e riconquiste, di certezze da ritrovare. Il sesto posto in campionato è figlio dei sussulti e degli errori, anche degli altri: se tutti, ma proprio tutti, dalla Lazio oggi seconda all'Atalanta, non avessero scialato, con 11 sconfitte l'Inter non avrebbe più nulla da chiedere alla classifica, altro che prossima Champions. E invece in questa stagione imperfetta, tutto è ancora possibile. Ce la farà chi prima degli altri smetterà di sbagliare e qui Inzaghi è convinto di potercela fare.
Già dalla sfida di domenica contro il proprio passato, il tecnico proverà a gettare un ponte per
attraversare il futuro. Sarri ha 7 punti in più e all'andata (come l'anno scorso) l'ha battuto con merito largo. Non sarà semplice, ma guai a non vincere, ché sennò altro che Juve appena battuta, è sempre il resto che conta di più.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.