Milano - Seconda, eppure la classifica dell'Inter piange. Ci mancherebbe non fosse così, a -15 dal Napoli in fuga verso lo scudetto. E allora, nelle cronache da Appiano Gentile, la visita di Marotta e Ausilio alla Pinetina, com'è normale che sia alla ripresa degli allenamenti, diventa subito un vertice o un faccia a faccia con l'allenatore. Per stabilire cosa, poi? Che bisogna vincere più partite possibile e battere il Porto in Champions League? Riad sembra lontanissima e il derby di campionato nemmeno giocato. Di più hanno potuto il pareggio di Genova e il brutto litigio Barella-Lukaku, letto come generale sintomo di nervosismo e insoddisfazione.
Tanto è bastato perché a mezzo stampa arrivassero a Simone Inzaghi i soliti avvertimenti: guarda che se le cose andranno male, sarà solo colpa tua. E adesso non basterebbe nemmeno la qualificazione Uefa a consentire al tecnico la garanzia di riuscire a onorare il contratto in scadenza al termine della prossima stagione. In Champions sì, ma almeno da secondi.
Anche l'inatteso e insolito atto d'accusa della curva contro Inzaghi, è letto da più parti come una stampella alla linea della società. Che poi, peraltro, il tecnico non è certo esente da errori o da colpa, ma chi non lo è in quest'anno di Inter? Di certo, in ormai tante stagioni di panchina, Inzaghi non è mai voluto andare oltre il 3-5-2 che ha fatto la sua fortuna, e questo Marotta e Ausilio lo hanno capito da tempo e probabilmente nemmeno glielo contestano.
Ma se va tutto bene quando batti il Napoli e vinci 2 derby in 3 settimane, così non è più se in un mese perdi 7 punti in campionato contro avversari che ti sono decisamente inferiori: Monza, Empoli e appunto
Sampdoria. Sabato sera, c'è l'Udinese a San Siro: guai a fallire un'altra volta la vittoria contro una piccola (che peraltro ha vinto all'andata). Sarebbe il modo peggiore per prepararsi alla sfida Champions contro il Porto.
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