"Io a 80 anni sulla Rossa a Monza. Qui feci la pole. Ma se penso a Rindt..."

Il belga in pista sulla 312B. Quel giorno del '70 morì l'austriaco

"Io a 80 anni sulla Rossa a Monza. Qui feci la pole. Ma se penso a Rindt..."
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Camuffa un'agilità che non ha più, mentre si cala nell'abitacolo. Ma già questo gesto di sfida al tempo che passa qualifica il campione che è stato. Jacky Ickx, 80 anni compiuti il primo giorno del 2025, ha il sorriso facile e la battuta pronta di chi anche la vita l'ha affrontata senza alzare il piede dall'acceleratore.

Nel 1970 a Monza fu in pole su Ferrari. Quella del suo compagno Clay Regazzoni finì il sabato terza, ma poi tagliò per prima il traguardo. È su quella vettura, oggi proprietà di Paolo Barilla, che il pilota belga è tornato sul circuito brianzolo per 2 giri di dimostrazione. Il pensiero non può non essere andato a quelle qualifiche in cui conquistò la pole e Jochen Rindt perse la vita in Parabolica, divenendo a fine stagione il primo e unico campione del mondo di Formula 1 postumo.

Signor Ickx, certo che non è da tutti poter correre a Monza durante il weekend del Gp, a 80 anni

"Vero, ma sa come si dice? Più si invecchia, più si migliora. Proprio come il vino".

Cosa ha provato al volante della sua Ferrari 312B?

"Sicuramente è stata una grande emozione tornare in pista e tornare indietro nel tempo".

Quella pole, Rindt, a pochi giorni dal suo matrimonio se dico Monza che pensa?

"Quella di Rindt fu una catastrofe che per certi versi è per me ancora un mistero. E che inevitabilmente offuscò anche quella pole. Ma qui ho vissuto tanti momenti bellissimi e mi porto dentro tante emozioni. Per me è facile tornare indietro a quella pole a 243 orari di media".

Lei il pericolo lo ha vissuto anche correndo in moto e alla Dakar. È facile abituarsi al rischio?

"Il rischio che ti prendi è una libertà individuale da rispettare. Il pericolo spesso esiste solo negli occhi di chi guarda da fuori. Se pensi al pericolo in pista, sei battuto".

Dietro a un volante cosa è cambiato negli anni?

"Ha sentito il motore di questa Ferrari? Quelli di una volta erano un'altra cosa e l'aspirato del Cavallino ha una musica incredibile".

È solo nostalgia o è mancanza di feeling con la Formula 1 di oggi?

"Ma no. Dico solo che è stato incredibile tornare in pista a Monza, un'opportunità fantastica di cui sono molto felice".

C'è qualcosa che manca alla Formula 1 di oggi rispetto a quella che ha conosciuto lei?

"Dicevamo della nostalgia: non è per lo sport che era, perché la passione è sempre la stessa. Di quei tempi semmai mancano le persone che li hanno contraddistinti. Quelle che hanno contribuito a creare la storia".

Tra i piloti di oggi, chi è il Jacky di 50 anni fa?

"Chi guida oggi non può assomigliare ai piloti di un tempo. Quelli di oggi sono legati a contratti e sponsor, sono più bloccati. Io ho corso 720 gare e contemporaneamente per Ferrari e Ford. Oggi c'è un approccio intellettualmente diverso e le motivazioni sono economiche. Io sono tra gli ultimi a poter aver fatto di tutto".

Cosa ha imparato nella sua vita da pilota?

"Io sono stato la punta dell'iceberg, il 90% lo devo a ingegneri e meccanici. Io so da dove vengo e dove vado. Solo che la mia bandiera scacchi è più vicina, alla mia età".

Pensiamo al futuro immediato: chi vince oggi?

"Il migliore, chiaramente".

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