Ha la faccia da Greg, ragazzone intriso di America con spontaneismo emiliano. Fustone da un metro e novanta, sorriso che attraversa gli oceani dei sogni. Sembra dirti con gli occhi: comunque vada è un successo. Gregorio, in arte Greg, Paltrinieri interpreta la new generation del nuoto. Siamo partiti dalla simpatia di Max Rosolino, ci siamo tuffati negli ori di Federica Pellegrini, ora tocca a quelli come lui. Greg nuota lungo e con fatica, mezzofondista della vasca: 800 e 1500 stile libero sono le specialità. Però
Alla mattina si sveglia, accende il telefonino e si immerge nel mondo Nba del basket: una passione, l'eterno rimpianto. Se non ci fosse stato papà Luca che gestisce la piscina a Novellara. Chissà, sarebbe stata un'altra storia.
«Lo sa che giocavo da solo, con un canestro immaginario, quand'ero piccolo. Ed oggi appena sveglio voglio sapere i risultati del basket Nba, vedo i filmati su youtube. Dico Nba e immagino la mia America, ci vedo lo stile Usa, la musica rap, il modo di vestire un po' così: fuori dagli schemi. Sogno di allenarmi da quelle parti. Finora ci sono capitato solo per i collegiali, in Arizona. Ed ho visto poco, non ho assaporato».
E allora perché il nuoto?
«Colpa del papà, un po' mi spiaceva deluderlo: sono stato combattuto tanto. Del basket rimane solo la passione».
Invece il nuoto
«Sono tre ore di allenamento al giorno. Però mi diverto: è una passione. Sono molto competitivo: non tanto con gli altri ma con me stesso».
Il resto è vita?
«Il resto è vita. Sto finendo la quinta liceo scientifico, ho la fidanzata, gli amici».
Tifa?
«Tifo Juve ma il calcio non è una priorità. Però la Juve ha quasi vinto lo scudetto. Con il Bayern è andata male ma era più forte: non puoi farci niente».
Domani c'è Milan-Juve...
«Non c'è storia».
Grande Juve?
«Ci vorrebbero un paio di fuoriclasse ancora. La squadra è forte, ma manca uno che risolva le partite».
Qualche idolo?
«Mi è sempre piaciuto Del Piero e da piccolo avevo la maglia di Nedved».
Vede che non c'è solo il basket?
«Ma vuol mettere? Tifo New York Knicks e il mio preferito è Carmelo Anthony. Però mi piace la storia di Lebron James. Per 7-8 anni gli hanno detto: sei un fenomeno. Ma non vinceva niente. E gli altri commentavano: certo che Michael Jordan, lui ha vinto tanto. Non ha mollato, ci ha creduto ed ora raccoglie».
Un'idea per vivere lo sport. E Paltrinieri che arriva 5° ai Giochi nei 1500 sl
«Bella esperienza e bella lezione. Quando, a 17 anni, mi sono trovato alle Olimpiadi ho ripensato a tutto quello che avevo fatto. Le qualificazioni sono andate benissimo. Poi in finale ho sentito la tensione, non mi sentivo bene. Niente da dire sul quinto posto, speravo in un tempo migliore».
Per il futuro?
«Sogno in grande. Ai mondiali di Barcellona proverò ad andare oltre il 5° posto. C'è Yan Sun, il cinese più forte di tutti, poi posso giocarmela. Invece alle Olimpiadi 2016 avrò 21 anni: l'età giusta».
Perché fa mezzofondo?
«Per caso. A 10-12 anni ero ranista ma sono cresciuto tanto. I ranisti devono essere bassi e coordinati. Sono alto, magro, non tanti muscoli: improponibile fare velocità».
L'atleta di riferimento?
«Ian Thorpe, lo vedevi nuotare e ti volevi divertire ad essere come lui. Grande stilista, a 15 anni già campione del mondo. Lo vedevo in tv con quel costume intero e nero che gli avevano disegnato apposta: mi piaceva troppo!».
E quella storia di doping?
«Mi sono comprato il suo libro anche se era in inglese. Trecento pagine lette d'un fiato. Una storia buttata lì nel racconto. Lui voleva smettere e hanno cominciato a dire che c'era puzza di doping. Uno così forte te lo fa pensare. Ma allora anche Michael Phelps con le sue otto medaglie d'oro
».
Il doping è una brutta bestia
«Si, anche perché l'antidoping è sempre indietro. Lo sport va fatto per divertirsi, se uno ruba non vale la pena. Nel nuoto non ci sono tanti casi. C'è stato il tunisino Mellouli, pescato nel 2006. Due anni dopo è tornato, a 29 anni è migliorato ed ha vinto. Speriamo sia vero ed abbia imparato la lezione».
Finita l'era dei costumoni
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«Io ero piccolo: avevo 13-14 anni. Sono passato dagli sleep ai costumi di adesso. Meglio così, ora è un nuoto più vero. Se eri potente quelli ti tenevano a galla e andavi».
Alla sua medaglia più importante, l'oro nei 1500 sl agli europei di Debrecen, è legato il ricordo del terremoto a casa sua
«È stata dura, io ero lontanissimo, i genitori con me ma gli altri parenti in mezzo al terremoto. Non l'ho vissuto, me lo hanno raccontato gli amici. Pensi che tutti hanno passato l'estate lontano dalle case: avevano paura a tornare. I miei si sono trasferiti a Riccione».
Poi..
«Poi quando sono tornato a Mirandola, dove abitavano i nonni, ho visto tutto distrutto, caduto a pezzi. Avevo voglia di dare una mano, ma mi sentivo inutile».
Chiudiamo con leggerezza.
«A me è simpatica, a 16 anni era già sul podio. Certo, capisco la delusione a Londra, ma un calo ci sta. Visto adesso? Si è rivoltata sulla pancia: dallo stile libero al dorso ed è ancora prima. Magari diventassi come lei. Io sono dalla sua parte».
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