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Italbasket al tavolo delle grandi: ora viene il bello

Il ritorno tra le top-8 dà consapevolezza: gli altri per eliminarci dovranno davvero tirare fuori tutto

Le sveglie esagerate per stare al passo con questa Olimpiade hanno un senso se alla fine di una partita di basket come quella vinta dall'Italia sui colossi della Nigeria per 80-71 apre le porte di un paradiso sognato tanto per troppo tempo. Dopo 17 anni, Atene 2004, argento e gloria, torniamo in un quarto di finale delle Olimpiadi e soltanto i giapponesi possono capire l'amore che proviamo per questa squadra bonsai che ci ha sorpreso, facendoci passare per brontoloni inguaribili.

Contro gli otto giocatori NBA affidati al Mike Brown, che vive il massimo come vice a Golden State del Kerr che ieri ha goduto con il capo Popovich per una squadra americana che ha stracciato la Repubblica Ceca, abbiamo visto l'Italia più bella e quella che temevamo potesse sbriciolarsi nel giardino dell'Olimpiade. Primo tempo sublime, grande difesa, attacco senza magie con poca precisione al tiro, ma concreto. Secondo quarto da incubo, riscoprendo la golosità individuale, senza trovare un aiuto vero dal Gallinari che doveva darci la qualità, ma che si è fermato quasi subito, per i falli, per il ginocchio. Insomma dal 29-17 della gioia al 40-39 dell'incubo, al 56-63 che voleva dire buttare tutto alle ortiche.

Per fortuna nell'ultimo quarto i bonsai sono tornati a curare il particolare, facendo crescere la pianta, mandando in confusione il Metu campione con Milwaukee che ci aveva mitragliato da lontano, limitando Nwora che aveva fatto tanto male, imprigionando Okafor colosso capace di fare colazione sotto il nostro canestro. La difesa come arma per imprigionare un attacco ridotto agli 8 punti dell'ultimo quarto. Melli e Pajola come cacciatori, Nico Mannion la fantasia della gioventù, un ventenne che, come il ventunenne ragazzo d'oro della Virtus ha costruito un ultimo quarto capolavoro facendosi aiutare dal Fontecchio in una nuova dimensione, da Vitali, ogni tanto da Ricci e Tonut o Polonara.

Quarti di finale guadagnati col sudore, l'umiltà, seduti allo stesso tavolo delle già qualificate Francia, Slovenia, Spagna, Australia e Stati Uniti. Non male. Forse non ci sarà gloria dopo i quarti anche se soltanto oggi scopriremo la nostra rivale, ma da questi scugnizzi che sanno osare, che Sacchetti sa guidare con la stessa grinta di quando prendeva per le orecchie avversari scortesi, possiamo fidarci.

Se andranno fuori sarà perché gli avversari sono davvero più forti.

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