
Ecco il ct che non ha bisogno di presentazione. Perché si chiama Rino Gattuso, perché ha una bacheca piena di trofei da calciatore, perché fa della semplicità/umiltà i suoi punti di forza. Eccolo, allora nel salone dell'albergo romano a due passi dagli uffici della Federcalcio ricevere il battesimo attraverso la raffica di domande e l'incontro con vecchi sodali e cronisti di un tempo felice. Dice Gravina: "Mi ha colpito il suo entusiasmo straripante". Aggiunge Gigi Buffon, schierato in prima fila in questa fase della crisi azzurra seguita al naufragio di Oslo e all'esonero di Spalletti: "Esistono allenatori più o meno adatti a un momento storico: Rino è quello giusto ora". È proprio così dopo il no di Ranieri, o meglio ancora dei suoi proprietari americani. E allora eccolo Gattuso parlare in modo semplice e lineare, niente arzigogoli alla Spalletti, esprime invece concetti chiari ("l'obiettivo è portare l'Italia al mondiale, niente paura, non deve esistere") e precetti rigorosi ("chi ha dolorini si ferma comunque a Coverciano dove abbiamo medici, fisioterapisti e strutture per curarli"). La sua convinzione nasce da un giudizio meno pessimista sulla qualità del nostro calcio. "Non è vero che non abbiamo talento, ci sono 10 giocatori che disputano sfide di livello europeo, abbiamo risultati straordinari nelle nazionali giovanili. Il problema è che dopo l'under 19 c'è un tappo nel campionato dove registriamo il 68% di stranieri: su questo aspetto dobbiamo concentrarci con l'aiuto della struttura che sarà guidata da Prandelli insieme con Zambrotta e Perrotta", la prima tessera del suo mosaico. Non può mancare un pizzico d'orgoglio, non solo per la sua regione, la Calabria ("spero che sia un motivo per parlarne bene e non male") ma per la sua carriera di allenatore ("con il Milan e il Napoli per un punto ho perso la Champions, qualcosa di buono ho fatto").
Gattuso è consapevole del nuovo lavoro: "È un mestiere diverso" ripete più volte e diventerà fondamentale "entrare in connessione con i calciatori", "parlare alla loro testa" piuttosto che di schemi o di moduli, "gli allenatori devono fare meno danni possibile" la sua battuta storica. Ha un modello di riferimento e si chiama Marcello Lippi: "Spero di creare la stessa alchimia creata da lui con i calciatori, non parlo del mondiale vinto nel 2006 ma del clima instaurato nello spogliatoio, che gli azzurri vengano volentieri a Coverciano e si trovino bene". Rino ha già la sua Italia ben definita nei numeri. "Con 35 di loro ho già parlato" è la precisazione sull'argomento. Con una eccezione: "No, con Acerbi non ho parlato. Lo rispetto, ho stima, non ho nulla contro ma farò scelte diverse". Porte spalancate invece per chi gioca all'estero, compreso Federico Chiesa finito a Liverpool: "Deve giocare con continuità, poi parlerà il campo perché con me devono andare a cento all'ora. Quattro, cinque, sei di loro conoscono i miei allenamenti, sanno che sono intransigente sul punto. In Nazionale abbiamo poco tempo per pensare a cambiamenti e lo dico ricordando il grande lavoro svolto da Spalletti che considero un maestro". Non vuole fare il poliziotto e nemmeno lo scienziato Gattuso, "come dice Mourinho, non mi sento Harry Potter", e aggiunge: "Io un calciatore come Gattuso non lo chiamerei, ero troppo casinista". Forse è il passaggio fondamentale per cogliere che quello che abbiamo davanti agli occhi, dopo Mancini gestore e Spalletti allenatore: è un Gattuso senza filtri che punta sul temperamento. Rino è anche realista. Si rende conto d'essere circondato da uno scetticismo diffuso, come le parole di Ignazio La Russa confermano, anche se ieri il presidente del Senato ha precisato: ""Lui è l'immagine della resilienza, del ringhio, ma forse ci vuole questo. Diamogli fiducia". "Non voglio fare polemiche con il presidente La Russa, spero di fargli cambiare idea - la risposta del neo Ct -.
Anch'io dopo la delusione del 2005 a Istanbul per sei mesi mi sono sentito molto male" chiaro il riferimento alla delusione dell'interista La Russa dopo lo 0 a 5 con il Psg. Una sola citazione personale, degna del miglior Gattuso: "Mi sono emozionato quando ho sentito la gioia dei miei genitori anziani".