Niente di nuovo sotto il cielo dell'Olimpico. Se non la pioggia irlandese che alla fine mette le ali ai campioni in carica. Finisce 3-26, come da copione verrebbe da dire, ma purtroppo al termine di una partita inguardabile per tre quarti della sua durata. Un primo tempo preso a calci: tre per i verdi e uno per l'Italia, Keatley e Haimona non falliscono e si va negli spogliatoi sul 9-3 per l'Irlanda in quaranta minuti da ricordare come il peggiore degli spot per promuovere il rugby. Un'offesa ai sessantamila dell'Olimpico che comunque, immancabili, arrivano a testimoniare la loro fede in un'Italia che nessuno però riesce a vedere. Anche se la colpa principale per la noia mortale dei primi 40' va ascritta soprattutto agli irlandesi: in fondo i campioni sono loro e qualcosa in più si pretende che facciano. O'Connell e compagni, invece, non ci permettono assolutamente di giocare, ma si dimenticano anche di fare la loro parte. Un'Irlanda cinica, insomma, che sfrutta i soliti falli degli azzurri e che sembra conoscere già il copione del secondo tempo.
Ma se l'Italia ha fatto pochissimo nel primo tempo, nella ripresa scompare definitivamente. Finisce schiacciata nella sua metà campo, concede completamente il possesso agli avversari (alla fine sarà addirittura del 70% per gli irlandesi), non prende una palla in touche e commette errori banali nelle poche occasioni in cui potrebbe ripartire. Così a metà ripresa (63') arriva la svolta, quando Ghiraldini, al culmine di una giornata particolarmente nera, si prende un cartellino giallo e lascia l'Italia con l'uomo in meno nei 10 minuti che saranno fatali. Infatti, passano pochi secondi e l'Irlanda va in meta con il mediano di mischia Murray, gran regista dei verdi. E passano appena altri due minuti per vedere la seconda meta irlandese: questa volta ci pensa O'Donnell sotto i pali. Keatley non sbaglia un calcio e in un attimo ci ritroviamo sul 26-3.
Partita finita, Irlanda che passeggia, Italia non pervenuta. Un copione ormai ripetitivo e preoccupante, perché se una vittoria sui detentori del Sei Nazioni sarebbe stata un miracolo, di certo non la si poteva inseguire con una squadra così scialba e atrofizzata. E a nulla vale la fiammata finale, quando, negli ultimi 5 minuti, ci piazziamo finalmente nell'area dei ventidue irlandese a cercare la meta di consolazione, quando ormai gli avversari stanno già facendo il terzo tempo.
Meta che poi effettivamente arriva (di Haimona), ma viene annullata dallo spietato signor Gauzere dopo che il suo collega davanti alla moviola, nemmeno fosse Carlo Sassi con Heron Vitaletti, si è ripassato venti volte l'immagine del polpastrello di Parisse che sfiorava il pallone per un impercettibile in avanti. Nel rugby ante-tecnologia sarebbe stata meta sacrosanta. Ma non cambia nulla.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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