Il medagliere azzurro supera il numero di podi di Pechino (18) ed Atene (19), le ultime due edizioni. L'Italia sale a quota 21 grazie al ciclismo, con l'oro di Roberto Bargna (categoria C1-3), settimo della spedizione italiana, e il bronzo di Michele Pittacolo (categoria C-4), alla scherma con il terzo posto per il 39enne Alessio Sarri nella sciabola categoria B e al nuoto, con il terzo gradino del podio raggiunto da Federico Morlacchi nei 200 misti a suon di record italiano. Per il nuotatore di Luino è la terza medaglia (tutte di bronzo dopo i 100 farfalla e i 400 stile libero) a queste Paralimpiadi. In pratica oltre un quinto degli atleti della nostra spedizione hanno ottenuto una medaglia. Il tutto nel giorno del flop di Oscar Pistorius, solo quarto nei 100.
L'evento londinese ha ormai acquisito una normalità da Giochi olimpici. Merito anche dei 3 milioni di biglietti venduti per assistere alle gare, con prezzi contenuti nel solco di ispirare una generazione, il motto di Londra 2012.
Stona così la provocazione di Paolo Villaggio di qualche giorno fa, quando disse che i Giochi paralimpici «fanno tristezza, sono fastidiosi, costituiscono la rappresentazione di alcune disgrazie ed esaltano una finta pietà». Affermazione alle quali è seguita una levata di scudi, da dirigenti, atleti e semplici spettatori. «Se gli atleti paralimpici fossero ciccioni o rachitici, certo non sarebbe uno spettacolo bello a vedersi. Ma non è questo il caso, sono atleti veri - dice Vittorio Sgarbi -. Qui parliamo solo di limitazioni fisiche, superarle diventa così una doppia sfida. In sintesi, le Paralimpiadi non sono i Giochi delle schiappe...».
Tra i protagonisti di Londra, l'ultimo in ordine di tempo a rispondere al comico genovese è Alex Zanardi, uno degli ori più attesi e oggi di nuovo in gara. «Non posso accettare una considerazione fatta da una persona che queste gare magari non le ha mai viste - così l'ex pilota di Formula 1 -. Sarei uno stolto se dopo avere lavorato due anni e mezzo con tanto impegno trovassi qualcosa di condivisibile nella sua opinione. In questi Giochi paralimpici visti da milioni di persone, dove non si trova un biglietto a pagarlo oro, c'è un tifo pazzesco, da pelle d'oca, la cosa che emerge è quello che fanno gli atleti. È logico che ci sono ragazzi ai quali manca molto di più di un paio di gambe e partono molto indietro rispetto a quelli nati con tutto il «kit» che madre natura ti dà in origine, però vedere dove sono arrivati fa veramente venire i brividi».
E un messaggio arriva anche da una delle icone dello sport azzurro dei normodotati, la regina del fioretto Valentina Vezzali. «Non sono d'accordo con Villaggio, le emozioni che si vivono nello sport sono uniche e comuni per tutti. Il problema semmai è che spesso televisioni e giornali danno poco spazio a questi Giochi paralimpici».