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Italia, ultima chiamata o sarà figuraccia olimpica

Il Paese rischia di non avere inno e tricolore a Tokyo e Malagò supplica i politici: "Fate il provvedimento"

Italia, ultima chiamata o sarà figuraccia olimpica

La «supplica» del presidente del Coni Malagò («serve un provvedimento tampone che fermi la delibera del Cio, la situazione è drammatica e questa è l'ultima chiamata») ai parlamentari delle Commissioni riunite Cultura e Lavoro della Camera è l'ultimo atto di una vicenda che rischia di non avere un lieto fine. Domani l'Italia potrebbe andare incontro a una figuraccia mondiale senza precedenti, oltre che a un danno d'immagine spaventoso. La sanzione che il Cio potrebbe infliggere al nostro sport, negando bandiera e inno di Mameli alla delegazione italiana che parteciperà ai prossimi Giochi di Tokyo, sembra quasi inevitabile. A meno che il Governo, in extremis e prima delle annunciate dimissioni di Conte, non tiri fuori quel decreto legge che riporti esattamente le seguenti parole: «Autonomia del Coni». Senza quella, si vìola la carta olimpica e si va incontro a sanzioni da parte del Comitato presieduto da Thomas Bach. Che già il 24 giugno del 2019, giorno dell'assegnazione dei Giochi Invernali 2026 a Milano-Cortina, sottopose il problema al premier Conte, mai risolto nemmeno con l'ultima legge delega.

«Veramente non siete in grado oggi di trovare un documento che fermi questo rischio spaventoso e dopodichè trovare un lavoro di sintesi nel più breve tempo possibile da mettere all'interno di questo decreto?», l'appello accorato di Malagò durante l'audizione che ha visto l'intervento di diversi rappresentanti politici bipartisan.

Insomma, l'Italia è al momento sullo stesso piano della Russia, sanzionata per i prossimi Giochi di Tokyo e per quelli di Pechino del 2022, anche se il doping non c'entra. La nostra, come è ormai noto da tempo, è una questione puramente politica e giuridica, nata con la riforma dello sport introdotta dal governo Lega-M5S alla fine del 2018 che ha mutato la questione riguardante il rapporto tra il Coni e Sport & Salute (l'ex Coni Servizi), il braccio operativo del Governo. Un «vulnus» mai sanato nonostante le ripetute rassicurazioni date dal Governo al Cio. «Niente ritorno al passato, inutile l'approvazione di un provvedimento legislativo che può provocare doppioni», così il presidente e ad Vito Cozzoli. Che auspica la soluzione del contratto di servizio. «Impossibile» secondo Malagò, proprio perchè a un Comitato olimpico è vietato di operare per il tramite del governo.

Ulteriori proroghe non sembrano essere all'orizzonte. Domani pomeriggio arriverà la decisione del Cio: se la sanzione verrà applicata, ai Giochi parteciperebbero solo atleti italiani qualificati a titolo individuale (inseriti nel serbatoio di quelli indipendenti) e non le squadre. In più il Cio è pronto anche a tagliare i finanziamenti per Milano-Cortina 2026.

«Aprire un contenzioso con il Cio è un atto di autolesionismo», la chiosa di Malagò.

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