Italia, un'altra figura di Malta

Che fatica con la cenerentola del girone. Segna subito Destro, poi è notte fonda. Il bis al 90’ su autogol

Italia, un'altra figura di Malta

Modena No, caro Cesare Prandelli, così non va proprio. No, amatissima Nazionale, questo non è calcio da mostrare e non si può certo menar vanto del 2 a 0 striminzito, come un vestito accorciato dalla tintoria, inflitto alla coraggiosa truppa maltese. No, non ci siamo. E qui non è solo questione di condizione fisica, di smalto, di campionato appena cominciato e di ritardo nella migliore condizione. No, c'è dell'altro. Perché la statura di Malta è da far sparire, agli occhi dei critici, qualsiasi giustificazione. Nel passato, che poi conta, mai l'Italia si è fermata sul 2 a 0 contro Malta in casa. D'accordo, Prandelli ha detto e ripetuto che preferisce giocar bene piuttosto che veder rifilare una goleada ai rivali. Ma in questa circostanza anche la qualità del calcio esibito è di basso livello. E non ci sono scuse. Neanche quella, prevedibile, di un avversario schiacciato nella propria metà campo e perciò capace di allagare ogni zolla di campo in modo da evitare l'assedio e anche l'umiliazione di un passivo pesante.
No, così non va. Non ci siamo proprio. E anche per i punti in classifica, nel girone sono quattro, quanti quelli conquistati dalla Bulgaria, è il caso di preoccuparsi per tempo e di mettere mano al telefono nelle prossime settimane per far capire ai reduci di Kiev e al resto della compagnia che a giocare così non si arriva da nessuna parte. Tanto meno in Brasile.

Una pena. Si può e si deve stroncare così quell'esibizione che spegne qualche sorriso e uccide qualche speranza di bel calcio da offrire al popolo d'Emilia, raggiunto persino dall'incoraggiamento di uno striscione esibito dai 150 maltesi arrivati in curva. Il primo tempo, aperto dal gol di Destro, un vero inganno per il pubblico, si chiude senza fischi solo perché qui è un giorno di festa e non c'è tempo e voglia per comportarsi come nel loggione di Parma. Calcio noioso, recitato a velocità ridotta, senza nemmeno uno spunto da segnalare e con Pirlo finito tra le ganasce di Schembri (Ghedin, allievo di Cesarone Maldini e del Trap gli applica una marcatura a uomo), perciò di fatto inutilizzabile. Si libera subito Marchisio, capace al primo lancio d'indovinare il corriodio giusto per Destro, ma si impappina più volte e si intestardisce a cercare il numero a effetto e a pestare zolle inutili così da meritare alla ripresa la sostituzione con Insigne. Dinanzi al fortino maltese schierato con 9 birilli dietro la linea della palla se i due laterali, Cassani e Peluso, disoccupati in fase difensiva, denunciano limiti clamorosi di cifra tecnica e anche di precisione nello scodellare palloni utili e se l'unico genio in circolazione, Pirlo, risulta al guinzaglio del rivale, beh allora è quasi una conseguenza inevitabile quello spettacolo inguardabile.

Per cogliere la più significativa differenza basta osservare il piglio con cui Insigne si presenta nella seconda frazione al posto di Diamanti: vivacità fisica, dribbling riusciti, posizione giusta, da attaccante mancino, come ai bei tempi di Pescara. Altro passo, altra resa insomma. Eppure lo sconforto rimane fino in fondo nonostante l'arrivo successivo di Pazzini, per lo spento Osvaldo e quello di Giovinco (al posto di Destro) per sperare in uno spunto conclusivo che cancelli lo squallido spettacolo allestito. C'è il golletto di Peluso (2 a 0, in realtà è un autogol di Cohen) ma guai a chi la considera una chicca: toglie solo un po' di amaro dalla bocca. Si rischia la noia fino in fondo.

E di rovinare persino quel che di buono fu realizzato qualche mese prima nell'europeo polacco. Non c'è più traccia dello spirito aggressivo e proposito di quella Nazionale, non più traccia delle geometrie disegnate dal piedino di Pirlo. Prandelli, pensaci tu.

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