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Italrugby, ma che figura Mai un 6 Nazioni così brutto

Per tutto il torneo gli azzurri hanno dimostrato di non saper vincere o perdere di misura. Troppi ko S'accendono solo per evitare il cucchiaio di legno

Italrugby, ma che figura Mai un 6 Nazioni così brutto

RomaNovanta punti in due partite: 29 subiti dalla Francia e 61 dal Galles. Il Sei Nazioni ha trovato la sua squadra materasso. Bisogna rispolverare un modo di dire d'altri tempi per definire questa nazionale che sta accumulando delusioni su delusioni. Doveva essere la giornata dell'orgoglio, per cancellare l'umiliante sconfitta con i francesi e salutare il paziente pubblico dell'Olimpico rialzando la testa. E invece è stata l'ennesima figuraccia di un torneo che a questo punto non può essere salvato nemmeno dalla vittoria di Murrayfield in cui abbiamo lasciato il cucchiaio di legno agli scozzesi.

Alla resa dei conti, infatti, scopriamo che per gli azzurri esiste solo una partita, il fatidico derby del cucchiaio, in cui questa volta abbiamo sfruttato anche una certa presunzione degli scozzesi. Per il resto, sembra che il Sei Nazioni non rientri nei nostri interessi. Non è possibile vincere una partita, seppure all'ultimo assalto e con una meta in extremis, e poi perderne quattro in modo estremamente imbarazzante come è avvenuto quest'anno.

La sconfitta di ieri all'Olimpico è stata devastante: un'Italia che ha giocato un solo tempo, rispondendo ai gallesi calcio per calcio, meta (di Venditti) per meta, fino al 14-13 per i Dragoni con cui si va negli spogliatoi. Un risultato che equivale a uno zero a zero, nella speranza che il duello possa continuare nella ripresa, e invece dal 41' è notte fonda.

L'Italia resta negli spogliatoi, possesso palla zero, due cartellini gialli che ci fanno giocare in inferiorità numerica per 20 minuti su 40. E a quel punto è Galles show: tre mete nei primi 15' che dilatano subito il punteggio, 7 in tutta la ripresa fino a creare una voragine tra i britannici e gli azzurri annichiliti. Inutile stare ad elencare la serie incredibile di errori ed omissioni, inutile puntare l'indice su qualcuno in particolare. La verità è che questa squadra, tolta la parentesi scozzese, non è mai esistita, non ha saputo lontanamente onorare il torneo e se gli inglesi adesso possono tornare alla carica per chiedere la nostra (comunque inimmaginabile) esclusione dal torneo, possono trovare tutte le argomentazioni che vogliono. La stessa Scozia, pur battuta da noi, ha sempre perso con molta dignità tutti gli altri incontri, restando sempre in partita, senza offrire spettacoli di questo tipo.

Ieri all'Olimpico c'era sinceramente da restare imbarazzati davanti alle cavalcate dei trequarti gallesi che ci hanno infilati da tutte le parti. Sembrava di essere tornati al rugby di trent'anni fa, quando le riserve della Francia ci trattavano regolarmente in questo modo. L'unica differenza, rispetto ad allora, è che questa volta la figuraccia l'abbiamo fatta davanti ai settantamila dell'Olimpico. Cosa che a questo punto rappresenta un'aggravante. Fin quando, infatti, i romani e tutti gli altri italiani che si sono messi in viaggio per sostenere questa nazionale, riusciranno a resistere alla tentazione di abbandonarla al suo destino?

A Brunel e ai suoi la risposta al quesito. Magari senza aspettare il prossimo Sei Nazioni, ma già al Mondiale inglese di settembre, in attesa di confrontarci con le decisioni della federazione sul futuro del ct e soprattutto con il ricambio generazionale che tra poco sarà inevitabile. Che cosa c'è oggi dietro i Parisse, i Castrogiovanni, i Bergamasco e gli altri big che tra poco usciranno di scena? Stando ai risultati delle nazionali giovanili c'è da incrociare le dita, anche se poi magari troveremo sempre un argentino o un maori da naturalizzare. Ma ai Mondiali contro Francia e Irlanda questa Nazionale avrà ben poco da sperare. Semmai, a questo punto, bisognerà guardarsi anche dalla Romania.

Che, guarda caso, era il nostro incubo di trent'anni fa.

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