Non sono bastate otto ore di tennis per regalare un sogno. Niente finale di Davis, 46 anni dopo, niente impresa questa volta, alla fine di un anno maledetto finito con l'ennesimo infortunio, quello di Bolelli, che l'ha tolto dal doppio decisivo. E d'altronde alla vigilia si diceva: qui ci vuole un miracolo. Ci siamo andati comunque vicini.
Dall'insalatiera azzurra infatti è spuntato all'improvviso Matteo Berrettini, calatosi a Malaga giovedì all'alba con un volo low cost sembrava per fare il supporter. E invece: sull'1-1, appunto con il doppio decisivo per passare in finale, ecco che Matteo mette da parte l'ultimo infortunio al piede per sostituire al fianco di Fognini un Bolelli col polpaccio malconcio. «Ce la fai?», «Ce la faccio». E miracolo fu.
Italia-Canada è stato un pomeriggio da vera Davis, quella di una volta, con emozioni condensate in un'altalena di colpi di scena in continuazione, cominciati da un match in cui Lorenzo Sonego ha vestito il ruolo di numero uno, come già nei quarti contro gli Usa. Una partita contro Shapovalov finita 7-6, 6-7, 6-4 che sembrava vinta sul 5-2 nel tie break del secondo set e che poi sembrava persa all'inizio del terzo. E che alla fine poi, insomma, è finita grazie a due doppi falli consecutivi del canadese, che non sono un regalo (s'era fermato per farsi massaggiare la schiena) ma la certificazione che Sonego è diventato grande, dopo che un anno fa aveva perso in casa a Torino contro Borna Gojo, uno che in classifica è stato al massimo 394 al mondo e che ora è 895. Dodici mesi dopo tutto è cambiato, ed è successo quasi per caso: «La chiamata di Volandri è arrivata che stavo già in ferie da qualche giorno, ed è stato ottimo perché così ho ricaricato le batterie ho fatto anche qualche immersione con gli squali balena, poi quando Sinner ha rinunciato li ho salutati».
Sono le sliding doors della vita, le porte girevoli che a volte diventano Storia. E sembrava il segnale del destino. Ecco appunto che sconfitto Musetti da Auger-Aliassime 6-3, 6-4 Volandri decide di mescolare le carte con il colpo a sorpresa: Matteo, quello arrivato perché «non ce la facevo a stare a casa», compare tutto vestito e con la racchetta in mano. «Lui è il nostro capitano, la nostra guida» dice Musetti, i giorni memorabili, in fondo, son spesso fatti di cose come queste. E allora: ecco lo strano (ma non troppo) duo azzurro, contro Pospisil e ancora Auger: non si fanno favoriti, anche se i canadesi lo sarebbero. Però, in realtà, capitano Volandri aveva preparato tutto, un po' in silenzio, facendo allenare Berrettini in mattinata come se fosse un favore.
Si comincia e il break azzurro nel terzo game fa subito sperare, ma di certo Matteo ha qualche ruggine da togliere dopo un mese di inattività. Tocca a Fabio, in pratica, tenere insieme la coppia quando i canadesi rovesciano il punteggio, si arriva anche qui al tie break del primo set, ma Berrettini buttato così all'improvviso nella mischia - non può essere quello che serve. Stessa solfa nel secondo set: gli italiani strappano il servizio, ma i canadesi non si arrendono.
Berrettini continua ad affondare i diritti in rete, e quando Fognini perse il servizio sul 5-5 è la fine: 7-6, 7-5 segna il tabellone, l'Italia esce con onore. Il Canada invece è in finale contro l'Australia: al primo turno aveva perso con l'Olanda, ma poi è stata ripescata per il bando alla Russia. Le porte, a volte, gitano dalla parta sbagliata.
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