La Colombia si prende l'Uruguay, meglio non pensarci. Mondragon entra a 5 dalla fine e stabilisce il record del più vecchio calciatore ad aver partecipato a una fase finale del Mondiale. Grande. Il Giappone invece dal mondiale ci esce. È un calcio ordinato, c'è tanta applicazione, volontà, voglia, Alberto Zaccheroni questo ha insegnato e ne ha fatto l'unico vero obiettivo del suo quadriennio quando a fine agosto 2010 è entrato nel ristretto club di ct italiani all'estero alla guida del Giappone. Gli è andata subito bene, 13 risultati consecutivi senza sconfitte, coppa d'Asia, prima squadra a qualificarsi per il Brasile, stupefacente, l'ha ricevuto perfino l'imperatore Akihito solitamente molto riservato.
Poi però qui al mondiale si è un po' perso, questo calcio che pare mosso sui joystick non ha funzionato alla grande. Eppure con quel Shinji Okazaki nel cuore della difesa avversaria, qualcosa di più si poteva sperare. Bomber dell'anno nel 2009, meglio di Dieder Drogba, 15 goal in 16 presenze con la maglia della Nazionale. Il gol che pareggia il rigore di Cuadrado è suo, centro di Honda, uno dei pochi spunti del biondo, e torsione in area con frustata di testa all'angolino basso alla sinistra di Ospina. Poi l'intervallo.
I cafeteros non si sono disperati troppo, avevano sempre la speranza che dietro la difesa del Giappone regalasse ancora qualcosa come in occasione del rigore su Ramos commesso da Konno dopo poco più di un quarto d'ora di gioco. Un fallo davvero ingenuo. Il Giappone aveva bisogno solo dei tre punti, nient'altro che i tre punti e poi sperare in una vittoria della Grecia sulla Costa d'Avorio, anche con un risultato striminzito. Una serie di combinazioni positive, ma non impossibili. E agli ottavi avrebbe incontrato Costa Rica.
Nestor Pekerman non ha preso l'impegno per quanto poteva contare, cioè zero da già qualificato. Però ne ha tenuti fuori tanti e ha presentato Fredy Guarin, il solito Fredy Guarin, quello che se l'aggiusta, se l'aggiusta e poi se l'aggiusta ancora. Dall'altra parte Ketsuke Honda, qui comanda di più, ha più potere, tutte le punizioni sono sue, e le calcia regolarmente contro la barriera.
Partita piacevole, come sempre quando è in campo il Giappone ma l'impressione è che abbia avuto il suo picco alla Confederation dello scorso anno sempre qui in Brasile. Dava l'idea di un calcio serenamente in crescita, padrone dell'Asia e pronto a invadere il mondo. Una decina di nazionali sparsi in Europa, fra Milan, Inter, Manchester United, Schalke, Stoccarda, Monaco, un entusiasmo unico da parte della tifoseria, una comunità giapponese molto ricca di presenze e altro in Brasile, insomma c'erano grandi speranze di fare una gran bella figura e superare almeno il girone iniziale. Invece dopo dieci minuti del secondo tempo, James Rodríguez ha servito splendidamente Jackson Martinez per il 2-1. Mancava ancora più di mezz'ora, il Giappone non ha lasciato alla Colombia un solo secondo di pace. La Colombia ha avuto almeno tre occasioni nitide per chiudere la partita.
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