Jannik, il bis del Maestro dei Maestri. E adesso è sempre più nella storia

Di nuovo re delle Atp Finals. L’azzurro nelle gare indoor è di un altro pianeta: là dove non ci sono variabili esterne è imbattuto da 31 match

Jannik, il bis del Maestro dei Maestri. E adesso è sempre più nella storia
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Ancora lui. Il Maestro. Per la seconda volta di fila. Steso sul campo. Nel delirio.

Numero due al mondo ma numero uno in condizioni zero. Perché sotto un tetto non lo batte nessuno: non c'è aria, non c'è sole, non c'è pioggia, non c'è nulla se non il suo tennis. Non lo batte neanche Carlos Alcaraz, che poi è l'altro numero uno, lo dice la classifica e quello che si vede in campo. Però questa volta è 7-6, 7-5, Jannik Sinner ha vinto le Atp Finals. "Ed è stato meglio dell'anno scorso".

Finisce così una stagione irripetibile, in tutti i sensi. Riavvolgiamo il nastro: dieci mesi fa circa il trionfo a Melbourne, poi i tre mesi in cui abbiamo versato rabbia e parole per la sospensione che ha chiuso il caso Clostebol. Dopo è stato praticamente un continuo Sinner-Alcaraz, le sconfitte di Roma e Parigi, la Storia ribaltata a Wimbledon, di nuovo la delusione di New York, tra successi, malori, licenziamenti, selfie, abbracci, allenamenti insieme e partite mozzafiato. Diciamolo: questi due fanno un altro sport.

Stavolta è ancora lui, Jannik, implacabile in campo, anche se - come dice sempre - c'è ancora da migliorare, e se sta parlando di tennis sembra perfino incredibile. C'è l'abbraccio al team, un altro candido a Laila che lascia a bocca asciutta i cacciatori di gossip. Facciamo i conti, invece: 31 vittorie indoor di fila, l'ultimo che lo ha battuto è stato Djokovic, due anni fa esatti, a Torino. Da lì Sinner ha capito che era arrivato il suo momento. Sarà per questo che Novak quando ne parla bene ci infila sempre qualcosa di sgradevole. È passata una vita. Anche un'era tennistica.

Visto il tabellone sembra un'altra partita. Ma se vogliamo fermare il tempo, ci sono un paio di momenti che spiegano il perché ha vinto l'uno e non l'altro: una seconda di servizio a 186 all'ora per salvare un set point nel primo set, e una regalissima steccata per recuperare un break nel secondo. Il resto è show, anche se - pensandoci a mente fredda - non c'era nell'aria un'altra conclusione. Una bellezza, comunque: per l'intensità e per i colpi impossibili che entrambi fanno sembrare normalità. Anche se non c'è niente di normale, tra rivali come loro: i sorrisi, l'abbraccio finale, i complimenti, la discussione da bar davanti a una birra su come facesse davvero caldo nel palazzetto per ingannare il tempo durante i soccorsi allo spettatore in piccionaia. È la rivoluzione.

Eppoi: abbiamo imparato anche a comportarci bene, è l'altro miracolo di Jannik. "Carlos, Carlos, Carlos": l'omaggio di Torino quasi commuove Alcaraz quando ritira il premio di consolazione. "Davvero dice lo spagnolo -, mi avete mostrato tanto rispetto". Poi il delirio, Sinner sotto i coriandoli e i 5 milioni di dollari per l'imbattibilità: "Sono contento, finire la stagione in questo modo davanti al mio pubblico, qui dove sono a casa" (capito?). Viva l'Italia.

Sì, è stata una stagione incredibile. Di vittorie e di sconfitte, perché è così che va la vita.

E la cosa più bella la dice proprio Alcaraz: "Jannik, è bello sfidarti, ti meriti il riposo per tornare pronto all'inizio della nuova stagione. Sarò pronto anch'io". Non è una minaccia, è una goduria, Mentre il tennis cerca un terzo uomo. Ma dov'è?

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