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Juve ancora in Barça nell'urna. Sorride il Napoli, non la Roma

Allegri ritrova i blaugrana: gruppo da non sottovalutare. Sarri ok, a parte il City. Atletico e Chelsea per Di Francesco

Juve ancora in Barça nell'urna. Sorride il Napoli, non la Roma

Conte (se non sarà esonerato da Abramovich) e Simeone per la nuova Roma, il Barcellona del nuovo corso (con Valverde in panchina e senza Neymar) per la Juve, sfida da calcio totale con Guardiola per il Napoli di Sarri. Urna agordolce per le squadre italiane - anche se i bookmaker confidano nella qualificazione di tutte e 3 - considerando che in altri gironi ci sarà minore equilibrio. Come nel girone G dove Monaco e Porto, avversarie a 14 anni di distanza dalla storica finale di Champions quando sulle rispettive panchine sedevano Deschamps e Mourinho, sono le squadre più titolate. O nel B dove il Bayern Monaco avrà un solo spauracchio, il Psg di Neymar. «Il nostro stadio (l'Allianz Arena, ndr) era costato meno...», il commento del club bavarese sull'esborso record dei parigini per l'attaccante brasiliano. Per Ronaldo, eletto miglior giocatore Uefa dell'anno - battuti Messi e Buffon, che si consola con il premio come migliore portiere -, e i detentori della Coppa del Real un cammino non fortunato con Borussia Dortmund, Tottenham e Apoel Nicosia. Per lo United di Mourinho il vero ostacolo è portoghese, il Benfica campione lusitano, che richiama per lo Special One sfide epiche di inizio carriera.

Francesco Totti - che aveva ricevuto il premio President's Award - sorride quando estrae la pallina con il nome del «suo» club, come aveva fatto pochi minuti prima per aver assegnato i blaugrana alla Juve in una suggestiva «bella» delle sfide delle ultime due stagioni. L'ambasciatore della finale di Kiev Shevchenko completa l'opera: per Di Francesco, che si siede per la prima volta al tavolo dei grandi, subito un duro confronto con il Chelsea dell'ex Rüdiger ma soprattutto di Conte - che poteva essere al suo posto prima che Spalletti arrivasse a Trigoria - e l'Atletico Madrid di Simeone (esordio all'Olimpico il 12 settembre), a lungo bandiera laziale, reduce da due finali in 4 stagioni. A completare il mini-campionato romanista in Europa, la matricola Qarabag, avversario ostico più per la trasferta in Azerbaigian che non per le sue qualità tecniche. «L'importante è esserci, compito gravoso perchè incontreremo due giganti europei», cosi l'ad della Roma Gandini.

Decisamente meno arduo il cammino di Juventus e Napoli, estratte per ultime da Totti nelle rispettive fasce. La gara con il Barcellona (che ieri ha preso Dembelè dal Borussia Dortmund ma che non ha più Neymar e il 12 settembre, giorno della gara di andata, potrebbe non avere Suarez) richiama le recenti sfide - la finale 2015, il quarto dell'ultima edizione -. «Appare indebolito, l'assenza di Neymar pesa molto ma ha giocatori sempre pericolosi», dice l'ad Marotta. L'Olympiacos, un deja vu per i bianconeri che lo affrontarono nella strada verso Berlino, e Sporting Lisbona hanno lo scomodo ruolo di «sparigliare» il pronostico, ma non sono squadre da sottovalutare. «Girone più equilibrato di quello che sembra, le trasferte saranno fondamentali», commenta Allegri.

Il Napoli può tirare un sospiro di sollievo dopo i gironi di fuoco delle precedenti esperienze in Champions. Sfidare il City di Guardiola, 525 milioni spesi sul mercato in due sessioni, è suggestivo soprattutto per Sarri che dell'allenatore catalano condivide i principali concetti di gioco.

Lo Shakhtar Donetsk (che ospiterà gli azzurri nella gara d'esordio del girone) vive una tradizione di calciatori brasiliani, ma è lontana parente di quella che ha sorpreso a livello internazionale, il Feyenoord (avversario alla «prima» al San Paolo il 26 settembre) è una squadra diversa dal calcio orange: corsa ed esuberanza, ma orfano di Kuyt che ha chiuso la carriera col titolo.

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