Juve, la decima del Pipita vale un sorteggio da brividi

Prima Higuain , poi Rugani. La Signora passeggia a Torino E lunedì rischia Real, Psg, Bayern e City. Dybala in campo

Juve, la decima del Pipita vale un sorteggio da brividi

Torino Adesso non resta che attendere il sorteggio, lunedì. Incrociando le dita. Perché la Juve non poteva non battere la Dinamo Zagabria (2-0) e quindi vincere il girone: se sarà stato un bene, lo scopriremo solo vivendo. «A Berlino, ovvero alla finale del 2015, siamo arrivati piazzandoci secondi nel girone aveva detto prima del match Marotta -. Non si può mai sapere. La Champions è un torneo in cui il sorteggio ha un ruolo importante». Si vedrà, insomma, ricordando che le gare del martedì avevano promosso agli ottavi da seconde Bayern Monaco, Manchester City e Psg, cui ieri si è aggiunto pure il Real Madrid.

Comincia piano piano, la Juve. Con la difesa a tre (Neto all'esordio in Champions e Rugani in mezzo) e Pjanic trequartista. La Dinamo è la peggior squadra del girone (cinque ko su cinque, zero gol fatti e tredici subiti), però fare figuracce non piace a nessuno e almeno la gamba i ragazzi in giallo non la tolgono. La Signora potrebbe anche passare, ma Higuain non trova l'angolo giusto e allora si va avanti stancamente. Tra un passaggio sbagliato e un appoggio impreciso, una punizione di Pjanic deviata da Livakovic e un colpo di testa dello stesso bosniaco ben servito da Mandzukic, che ai tempi in cui difendeva i colori della Dinamo aveva vinto tre titoli croati e che comunque pure ieri sera non ha lesinato corsa e impegno. Juve brutta, comunque. E Allegri nervoso, pronto a cambiare anche modulo passando alla difesa a quattro arretrando Cuadrado senza che però accadesse chissà cosa. Altro era invece successo in giornata, nel centro cittadino quasi blindato per tenere sotto controllo la maleducazione dei tifosi croati, respinti poi con idranti da parte della polizia (caricata) quando si trattava di entrare allo Stadium: scene di ordinaria follia, purtroppo, anche se dentro l'impianto tutto si sarebbe poi svolto regolarmente. Così come regolare' era risultata la replica di Marotta alle insinuazioni della Roma dopo la squalifica di Strootman: «Vogliamo vincere sul campo, indipendentemente dalla squalifica del centrocampista giallorosso. Le parole di Baldissoni? Lui è un tifoso, può dire quello che crede. L'amministratore delegato della Roma è Gandini e conosce il regolamento: credo Baldissoni debba confrontarsi con lui».

Con tutto il rispetto per la Dinamo, la testa era ed è al campionato, con il Toro da affrontare domenica e la Roma sabato 17. Si aspettava allora il ritorno di Dybala, assente dal 22 ottobre, per dare un po' di elettricità alla serata. Prima, però, arrivava il gol di Higuain, fino a quel momento inesistente: destro da appena dentro l'area, decimo gol stagionale (il settimo allo Stadium), digiuno (che durava da 419') interrotto e sufficienza stiracchiata garantita sia per sé che per la squadra.

Che poi raddoppiava con Rugani, alla seconda rete di fila (la prima in Champions), e si godeva in effetti il ritorno della Joya: una dozzina di minuti (al posto di Pjanic) e nulla più, forse poco per immaginarlo titolare contro il Toro ma intanto di nuovo arruolabile. Stadium subito ai suoi piedi, pronto però anche a tributare la standing ovation a Mandzukic: meritata.

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