Juve ko anche col Milan ma il rigore è al veleno

Svista arbitrale: il Diavolo rossonero pareggia il gol fantasma di Muntari. Successo meritato dei rossoneri, si sbaglia pure contro la Signora. Per la Juve non basta battere il Chelsea per vivere di rendita

Robinho durante il match contro la Juventus
Robinho durante il match contro la Juventus

Sembra una impresa ai confini del miracolo ed è invece solo una splendida realtà. Il Milan rialza la testa oltre che la cresta e nove mesi dopo la sfida del "gol non gol" di Muntari si guadagna una rivincita con i fiocchi. È vero, nove mesi sono lunghi da vivere, tra scudetti persi e ribaltoni di calcio-mercato. Eppure sono sufficienti per decretare la nascita di un nuovo Milan, più giovane e sbarazzino, basta dare un'occhiata alla carte d'identità di El Shaarawy e De Sciglio, la fine di un incubo (altrimenti detto zona retrocessione) e l'inizio di un ciclo partito da Napoli, passato da Bruxelles ed esaltato ieri sera dal successo sulla Juve (seconda sconfitta stagionale). Nientemeno che sul padrone del campionato. Successo netto, meritato, deciso però da un episodio - il rigore - che è una svista dell'addizionale De Marco. Si può sbagliare anche contro la Juventus: è questa la morale che viene fuori da San Siro e che rilancia il Milan fuori dalle secche e consente stasera a Inter e Napoli di accorciare le distanze dalla vetta. Si ricomincia, amici del calcio. Col Milan più vivo che mai. Rilanciato dal metodo Berlusconi e dalla scelta di puntare su un trio d'attacco inedito (Robinho e Boateng che si danno il cambio in posizione di centroavanti). È Montolivo a dominare la scena rispetto persino a Pirlo, così come si può vedere luccicare l'oro zecchino di De Sciglio ed El Shaarawy. La Juve paga il suo difetto atavico: cambia attacco, prima Quagliarella, poi Giovinco, quindi anche Pogba, ma non trova il gol né con Vucinic né con i suoi centrocampisti appesantiti dalla serata leggendaria col Chelsea. Adesso diranno che il Berlusconi allenatore merita la panchina d'oro e la battuta ci può stare. Ma qui è il Milan che finalmente si muove.

Dai brividi per il ritorno di Marco Van Basten in tribuna alla curiosità per quel Robinho centravanti aggiunta alla sorpresa di Amelia (Abbiati fermato da un colpo della strega) in porta: Milan-Juve decolla subito grazie a qualche giovanotto di belle speranze (De Sciglio per fare un nome non a caso sfiora presto il palo lontano di Buffon) e alla feroce attenzione dei berlusconiani. Che hanno, finalmente, è il caso di aggiungere, una partenza meno complicata del solito: è come se viaggiassero senza zavorra sulle spalle, come dimostra il contropiede secco chiuso da Boateng (il portierone azzurro si arrangia coi piedi) alla prima combinazione utile. La Juve soffre, sbuffa ma non sta a guardare: accetta la sfida del tridente rossonero e libera a destra Isla che divora ogni bendiddio che passa dalle sue parti (palloni invitanti, cross e triangoli). Montolivo svetta su Marchisio e Pirlo, si votano al sacrificio tutti gli altri sodali perché questa è la consegna. Rizzoli non è in forma: ignora un paio di falli doc e sull'episodio centrale della prima frazione (rigore donato al Milan per un mano fantasma di Isla su colpo di testa di Nocerino) si lascia suggerire dall'addizionale De Marco che scambia il tocco di ascella dello juventino con il braccio teso di Isla medesimo. È il rigore, firmato da Robinho, che incanala la sfida secondo i desiderata di Allegri. Cambia quasi tutto nella ripresa. Cambia subito la Juve (prima Padoin per Isla, poi Giovinco per Quagliarella), cambia la musica, cambia il passo dei bianconeri mentre il Milan retrocede metro dopo metro fino a farsi imbottigliare dentro la sua metà-campo.

Così tocca a Giovinco, appena arrivato, mancare la rovesciata volante riuscita a Mexes colpevole però d'averlo trascurato nel cuore dell'area. Coraggio nello scegliere un gesto tecnico complicato o presunzione? Difficile da stabilire. Scontato è invece l'epilogo della sfida con la Juve lanciata al disperato assalto (cui partecipa anche Pogba) mentre il Milan si apparecchia in contropiede l'occasione giusta per chiudere in cassaforte il successo (assist di El Shaarawy per Pazzini deviato in angolo da Bonucci provvidenziale).

Si esalta Constant (due o tre dribbling di fila eccitano la folla e una deviazione salva la vita e l'incolumità ad Amelia), El Shaarawy corre fino allo spasimo, avanti e indietro, testimone della freschezza fisica dei berlusconiani, persino Amelia, finalmente coinvolto, para un paio di stoccate dal limite. Prima di dare sfogo a una gioia repressa per troppo tempo. Non c'è Ibra, non c'è Thiago ma la Juve è caduta a San Siro. Ecco la notizia clamorosa di ieri sera.

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