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Juve, menù scudetto: Spaghetto col Polpo

Di Maria e Pogba a un passo. Accontentato Allegri che voleva campioni pronti

Juve, menù scudetto: Spaghetto col Polpo

Il Polpo e lo Spaghetto. Due colpi a parametro zero per la Juventus. Due romanzi a puntate che sono ormai giunti all'epilogo: nessuno ne mette più in dubbio la fine e non resta che attendere la comunicazione ufficiale da parte della società. Che nelle ultime settimane ha lavorato costantemente per accontentare Allegri, primo sostenitore dell'arrivo di Pogba e Di Maria.

Il francese, che vivrà così la sua seconda avventura in bianconero, può essere considerato una sorta di figlioccio del tecnico livornese, capace di coccolarlo e di farlo sentire importante quando l'allora ragazzino arrivato dallo United aveva ancora davanti a sé l'intera carriera: le loro sfide a basket sono presto diventate (quasi) leggenda, idem alcuni esercizi con il pallone che assomigliavano quasi a virtuosismi ma che erano capaci di stuzzicare l'orgoglio dell'uno e dell'altro. Diventato uomo e rimpinguato il conto in banca, Pogba sarà messo per la prima volta al centro del progetto bianconero: insieme a Vlahovic sarà l'uomo copertina della Signora almeno per i prossimi tre anni, accontentandosi di dieci milioni (compresi i bonus) a stagione ma con l'ambizione di provare a portare di nuovo la Juve ai vertici nazionali e non solo. Ritrovando anche la serenità e la cattiveria agonistica persi oltre Manica, dove si narra di un suo imborghesimento nemmeno troppo nascosto.

Toccherà insomma ad Allegri riportarlo ai livelli che furono, aiutando così la Juve a recuperare le posizioni che le competono. Motivo per cui si è arrivati a dettagli anche con Di Maria (soprannominato in patria spaghetto per descriverne la magrezza) accontentandone tutte le richieste, compreso un solo anno di contratto (con opzione per altri dodici mesi) così da consentirgli poi di chiudere la carriera al Rosario, sua squadra del cuore. Operazione affascinante ma anche rischiosa, perché non va nemmeno nascosto il rischio che la parentesi bianconera venga vissuta come il modo migliore per prepararsi al Mondiale invernale prima di staccare la spina o quasi: 34 anni non sono troppi ma nemmeno pochi e, pur se il parere di Buffon («nell'attuale serie A può spostare come il Maradona dei bei tempi») è apparso esagerato, certo non si può negare il talento superiore dell'ex esterno del Psg. Il quale, in attesa del ritorno di Chiesa, dovrà essere il primo trampolino di lancio per Vlahovic, regalando qualità e giocate decisive.

Con tanti saluti almeno nel suo caso e in quello di Pogba che, essendo nato nel 1993, non può certo essere considerato un ragazzino alla linea verde perorata dall'amministratore delegato Arrivabene: per il momento ha vinto Allegri, sostenitore del fatto che per il salto di qualità servano esperienza e una certa abitudine ad alzare trofei.

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