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Alla Juve non basta il salto della Quaglia

Squadra prevedibile e monotona, va sotto, tira molto e sbaglia tanto. Trova un muro svedese e la maledizione danese

Alla Juve non basta il salto della Quaglia

Muro svedese (si legge Wiland), maledizione danese e il solito Quagliarella a salvare la faccia se non la bontà del risultato. Dopo il Nordsjaelland ecco il Copenaghen: ancora un 1-1, ancora un bicchiere mezzo vuoto per la Juve di Champions. I danesi ringraziano il loro portiere, il Wiland di cui sopra, la Juve si mette le mani nei capelli nel contare tutte le occasioni perdute. Mira da rivedere, attacco da rendere più corposo, nonostante Tevez. Juve inquietante per metà partita, sotto di un gol, più credibile nella ripresa. Squadra salvata ancora una volta da una rete di Quagliarella che riporta tutti al gol salvagente segnato al Chelsea e che segnò la via bianconera nella Champions dell'anno passato. Va preso come un buon auspicio, perché il resto è da pallore.

Quella del primo tempo non era Juve da esportazione: errori al tiro e anche peggio in difesa. I danesi saranno rimasti ad occhi sbarrati e così il loro pubblico che, intorno alla fine del tempo, ha perfino intonato la ola del toreador. C'è qualcosa in questa Juve che la rende meno affidabile di quella dell'anno passato: monotonia, prevedibilità nel gioco e una minor aggressività ne fanno una squadra terribilmente normale. Poi se la squadra e il tecnico (Ogbonna rende poco al centro come Bonucci a destra, Giovinco nella ripresa anziché provarci con Llorente) mettono del loro, i grattacapi arrivano in serie. Così ieri sera quando dopo un inizio incoraggiante, grazie alla prima conclusione di Tevez, la difesa si è persa in una dormita fantastica per gli avversari: ne è uscita una mischia fra rimpalli e deviazioni che hanno permesso il colpo da gatto al talentino Jorgensen, schizzato via da sotto il naso di Chiellini. Appunto il nasone bianconero ha dato sensazioni di sbadataggine e goffa interpretazione del ruolo, così da creare seri grattacapi ai compagni. Veramente tanti e preoccupanti gli errori. Forse non è un caso che ieri sera mancasse Barzagli e la difesa abbia fatto intirizzire tifosi e compagni. E nemmeno la presenza di Peluso sulla fascia ha regalato una miglior interpretazione rispetto al scolastico Asamoah.

Comunque una brutta storia quel primo tempo finito sotto di un gol, nonostante il gioco non esaltante, ma sufficiente, abbia condotto la squadra vicino al gol. Ci ha provato Chiellini, eppoi Pogba, ma è stato fantastico e fortunato il portiere Wiland nelle deviazioni. Ci ha tentato Tevez, eppoi ancora Pogba, autentico centravanti della squadra: ha imperversato mettendo testolona d'oro e forza fisica in mezzo all'area. Tentativi finiti a lato che hanno certificato l'assenza di un centravanti, anche vecchio stile, comunque un uomo capace di far sentire peso e pericolosità in area. Pogba centravanti non è la soluzione che la Juve dovrebbe sfoderare nei momenti di difficoltà. E se nel primo tempo la Juve ha concluso otto volte (tre in porta) contro quattro degli avversari tutte in porta, è vero anche che il centrocampo non è stato così aggressivo e rombante come nelle tradizioni.

Cattive impressioni smentite dall'inizio del secondo tempo, quando la Juve ha apprezzato il miglior lavoro di Peluso e l'attacco ha cominciato a martellare la difesa danese. E se ne sono visti i risultati. Tevez si è mangiato un gol (assist verticale di Pirlo) trovando la respinta di piede del portiere. Invece Quagliarella ha sfruttato un invito rasoterra di Peluso e il velo dell'apache argentino per andare al gol, sbaragliando ogni sbarramento difensivo. Pirlo ci ha provato da lontano, tiro respinto, e poco dopo Quagliarella ha colpito anche la traversa. Tevez non si è mai arreso. Ma da quel momento Wiland, barbuto svedese con i piedi calamitati, ha ribattuto di tutto.

Muro svedese ed errori di mira bianconeri: così è svanita l'idea di una vittoria.

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