Gli Agnelli si liberano della carta stampata ma si tengono stretta la Juventus. Questa Juventus che era stata bruciata e demolita dalle lotte di casa, clandestine e maligne, da Calciopoli che esplose sulla faccia dei dirigenti e dei tifosi. Dieci anni dopo quei fatti e misfatti, la Juventus ha demolito in tre giorni, come in un contrappasso, la rivale di allora e di sempre, l'ha battuta in campionato, negandole il permesso alla lotta per il titolo e l'ha eliminata in coppa Italia, pur fornendo la peggiore prestazione dell'anno contro la quale l'Inter non è andata oltre il pareggio del risultato di andata. Il totale dice che la nuova Juventus, ricostruita da Andrea Agnelli là dove gli uomini scelti da John Elkann si rivelarono un fallimento manageriale, finanziario e tecnico, la nuova Juventus, è sicuramente la più forte di questo decennio, per valori di squadra, per compattezza di struttura, per risanamento del bilancio. E' anche vero che nella partita di San Siro, mercoledì sera, Allegri abbia commesso un errore di valutazione, tipico del nostro football: la coppa Italia è considerato un torneo di seconda fila, viene individuato soltanto nella finale, per il resto è l'ora d'aria per le riserve. Va da sé che in partite all'ultima goccia di sudore e di sangue, come era quella di Milano, servivano uomini di spessore. La Juventus è andata in bambola totale contro l'Inter che era allupata dal primo all'ultimo dei suoi tesserati, Thohir compreso. Il finale, fortunato per i campioni d'Italia, è il segnale che, comunque vada, la squadra riesce a venirne fuori ma non con l'aiutino, la sudditanza psicologica, le intercettazioni, la corruzione, secondo detto popolare e populista, ma con tutti gli attributi che le appartengono da sempre e che si erano smarriti per incapacità e incompetenza dei vertici. L'asset juventino ha valenza europea ed internazionale, Marchionne e John Elkann lo hanno capito alla fine. Il gruppo è finalmente solido, unito al vertice, nonostante gossip da rotocalco, pronta a investire in forze nuove, giovani, indigene. Se Elkann non ha la stessa passione del nonno e dello zio e del cugino Andrea Agnelli non è una colpa ma un limite, questo pensano gli altri soci bianconeri.
La tradizione della famiglia continua, così come la marcia della Juventus, fortunata e forte, come mai da Calciopoli a oggi. Dieci anni dopo, qualcuno dovrà pur ricordare quei giorni e guardarsi intorno. Si vedrebbe circondato da molti sepolcri imbiancati pronti a celebrare nuove vittorie, ipocriti senza faccia ma ugualmente riconoscibili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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