C'è del pepe in questo primo appuntamento di gala della stagione e non ci riferiamo al calciatore della Juve tornato tra i convocati dopo otto mesi e mezzo. A contendersi il primo trofeo stagionale due club non certo amici (dallo strappo in Lega di inizio anno con successiva polemica su dove giocare la sfida di stasera), due patron agli antipodi, due allenatori maniacali nel lavoro ma con rose molto diverse.
Difficile trovare una favorita, come dice Conte («anche se vorrei che sia dato giusto valore al trofeo chiunque vinca, che dovrà essere chi ha più meritato...»). La Lazio ha dalla sua il fattore campo - almeno 32 dei 55mila tifosi sugli spalti saranno biancocelesti - concesso dalla Lega per «rimborsare» il club di Formello della mancata trasferta in Cina per la Supercoppa; la Juve può mettere sul piatto l'esperienza dei suoi giocatori a sfide di questo livello oltre che la qualità migliore della rosa. «Quando ci sono partite secche come questa, con un trofeo in palio, non ci può essere il rischio di appagamento», ammonisce Buffon.
Poi ci sono le variabili «impazzite». Il Klose, che incarna la solidità tedesca e anche in precampionato indiscusso bomber biancoceleste, mai in gol contro Buffon se non con la Nazionale («prima o poi lo farò, magari già stavolta, spero che possa girarsi e riprendere la palla dentro la rete», così l'attaccante laziale) che già fa venire «un brivido sulla schiena» al numero uno juventino. L'«Apache» Tevez, che rappresenta l'estro sudamericano, a caccia di un acuto che conquisti Conte e i tifosi e rompa il digiuno di reti che dura dal 30 marzo (ultimo gol con il City). «Può vincere da solo la partita», sottolinea Klose.
E ancora le parate di Marchetti, che in azzurro nella serata in onore di Papa Francesco ha oscurato l'amico Buffon («è il classico esempio da far conoscere ai bimbi, uno che si è costruito giorno per giorno anche percorrendo una strada impervia», gli elogi dello juventino sul suo successore designato in Nazionale). O per finire il genio di Pirlo che guida il centrocampo bianconero, invidiato da molti, al quale la Lazio risponderà col possesso palla.
Ieri nel suo peregrinare alla ricerca di un campo di allenamento, la Juve è finita a Trigoria, suscitando lo sdegno dei tifosi giallorossi e l'ilarità dei sostenitori laziali. «Un gesto di grandissima sportività e civiltà da parte della Roma, purtroppo inusuale, che andrebbe alimentato e non strumentalizzato in negativo per dar ragione a quei pochi che non hanno nulla a che fare con i crismi dello sport - così Buffon -. Noi a Trigoria siamo entrati comportandoci con grande rispetto. Non è che perchè sono a casa di altri, io mi permetto di andare magari a urinare sull'armadietto del mio amico Totti, anzi prima di uscire gli vado a dare una strofinata per renderlo ancor più pulito...».
Pronta l'offerta per Vinovo quando la Roma giocherà col Toro.
Entrambi i tecnici hanno pagato dazio alle Nazionali (23 tra Lazio e Juve i calciatori in giro per il mondo). E se Petkovic riparte dal successo del 26 maggio in Coppa Italia (l'unica novità è Biglia) parlando di un «Hernanes che deve essere leader», il collega Conte para i colpi sul flop di Llorente («nessun caso, è stato fermo un anno, ci vuole rispetto e pazienza») ed è preoccupato per aver potuto preparare una gara così importante in soli 3 giorni. «Non faccio i salti di gioia, ma da questo punto di vista parto alla pari con Petkovic, per cui niente alibi e grande rispetto per la Lazio - dice l'allenatore della Juve -. Al di là del fatto che veniamo da un mese di preparazione, mi fido in maniera cieca di questi ragazzi e quindi sono sereno. Lavoro con loro da oltre due anni, ho tante certezze a livello umano e sportivo.
Una sconfitta può creare problemi?Da tempo facciamo cose straordinarie: la vittoria non deve esaltare, la sconfitta non deve deprimere».Assente Stefano Mauri, squalificato per 6 mesi per il caso calcioscommesse e in attesa di un giudizio d'appello. «Inciterò e soffrirò per i miei compagni dalla tribuna», il suo tweet.
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