Roma - Nella notte in cui la Supercoppa italiana torna a Roma e in Italia dopo 4 anni (nel 2015 è scaduto il contratto con la Cina e rigiocare in Qatar come otto mesi fa era diventato pericoloso) si ritrovano di fronte due habitué della finale. Juventus contro Lazio, le squadre che nel maggio scorso sul medesimo palcoscenico si erano contese la coppa Italia.
È la stessa situazione di 24 mesi fa, quando i bianconeri ripresero la stagione dopo il ko nella finale di Champions con una rosa rinnovata. Nell'estate 2015 lasciarono la Juve Vidal, Pirlo e Tevez e il gruppo di Allegri ripartì vincendo il trofeo contro i laziali a Shangai, nel mercato in corso la cessione eccellente è stata quella di Bonucci, forse ancora più clamorosa delle altre anche perché ha diviso la mitica BBBC. «Ma siamo sempre noi, c'è voglia di mettere in bacheca un altro trofeo, i primi verdetti li daremo dopo 15 partite», dice Gigi Buffon che inizia la sua ultima stagione con «euforia» e potrebbe vincere la settima Supercoppa.
Allo stadio Olimpico, con più di 50mila spettatori sugli spalti a dispetto della data ferragostana, ci sarà il debutto di Paulo Dybala con la maglia numero 10. Quella di Sivori, Platini e Del Piero, tanto per fare alcuni nomi. Un'investitura da parte del club che è anche una sorta di blindatura del giocatore per il quale la corte del Barcellona, a caccia del sostituto di Neymar, non accenna a diminuire.
Ieri Mundo Deportivo parlava di un'offerta da 120 milioni comprensivi di contropartite tecniche (Andrè Gomes, Rakitic e Rafinha i nomi tra cui scegliere) ma il giocatore non è più in vendita da quando ha ricevuto l'onore della 10 dalla valenza inarrivabile per prestigio e in ambito commerciale. «In questo gruppo nessuno più di Paulo poteva ricevere una tale gratificazione - così Buffon -. È un segnale responsabilizzante, un talento come lui, con quel tipo di carattere e di voglia di vincere può indossare degnamente questo numero». Dybala, fresco di contratto rinnovato fino al 2022 alle stesse cifre di Higuain (circa 7,5 milioni a stagione), non cambierà così casacca a meno di clamorosi ribaltoni. E stasera, nella gara che rappresentò due anni fa l'esordio ufficiale in bianconero (bagnato da un gol), vorrà essere protagonista. «Dovremo trasformare la rabbia di Cardiff in voglia di vittoria, come nel 2015 dopo Berlino - è il messaggio di Allegri che ha sposato ancora la causa bianconera dopo la tentazione di dimissioni per il ko con il Real - la forza della Juve è stata sempre quella di rispettare gli avversari. Il club sta lavorando sulla continuità e sul futuro, portando in rosa giovani che devono capire che ogni palla giocata in bianconero è importante».
Un altro virgulto che potrebbe a breve essere arruolato nella truppa di Allegri è il laziale Keita. I cui mal di pancia sono ancora più forti di quelli dell'anno scorso. «Sapete tutti com'è la situazione - aveva detto Inzaghi nel pomeriggio -, ci sono delle voci e io osservo tutti e tutto: se vedrò che Keita potrà darmi il 100% avrà la sua chance, altrimenti giocheranno altri che avranno più forza e voglia». Dopodiché sembra che lo spagnolo di origini senegalesi abbia detto al tecnico di avere un problema muscolare, e a quel punto Inzaghi non ha avuto più dubbi: Keita non convocato e chiamata in extremis per Felipe Anderson, che però è a sua volta reduce da un infortunio e al massimo andrà in panchina. Spazio a Luis Alberto a centrocampo con Milinkovic-Savic alle spalle di Immobile. La mossa di Keita sembra fatta apposta per forzare la mano a Lotito, che continua a chiedere 30 milioni per il suo cartellino mentre la Juve ne offre 18.
Ci sarà tempo per discuterne fino al 31 agosto, ora c'è una finale da giocare. «Servirà la partita perfetta», dice Inzaghi che non vuole vestire i panni della vittima predestinata. Sempre che la Juve non metta quelli del solito cannibale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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