Il giorno dopo il sorpasso, l'Italia del pallone si chiede se ha ancora un campionato o se i giochi siano fatti. La Juve dopo 28 giornate (e con una partita da recuperare domani con l'Atalanta) per la prima volta solitaria al comando è letta come una sentenza. Perché il Napoli ha subito il contraccolpo dopo il ko con la Roma e il pareggio di San Siro.
Eppure sembra che tutto sia semplicemente tornato al suo posto. Maurizio Sarri l'ha ripetuto fin dall'inizio come un disco rotto: «I bianconeri sono i più forti, sono i più ricchi, sono i più potenti». Concetti riassunti, ma espressi a più riprese, fino a quel «lo scudetto non ci riguarda», che sembrò tanto una resa dopo la sconfitta in casa contro i giallorossi. Ci sono differenze sostanziali che scavano il solco più di quelle elencate dall'allenatore azzurro. A partire dalla comunicazione e non solo per gli svarioni scurrili sarreschi. Massimiliano Allegri manda di continuo segnali alla squadra: «La sfida è con noi stessi», detto e ribadito nell'ultimo weekend, è una carica per il suo gruppo. Non a caso Dybala dopo la doppietta all'Udinese ha «copiato» il concetto di Max.
Dalle parole al campo, c'è una diversità che stupisce. La «bellezza» del Napoli può risultare un limite; la «bruttezza» della Juventus una risorsa. Ci sono due partite che fotografano al meglio questo sunto. La Signora vince a Roma contro la Lazio con un tiro in porta e con la difesa a tre; gli azzurri sbattono sul muro di Spalletti restando sempre uguali a se stessi. Allegri ha l'elasticità di cambiare moduli e interpreti; Sarri contro l'Inter nemmeno negli ultimi venti minuti ha avuto il coraggio di togliere un centrocampista e inserire Milik al fianco di Mertens. Sarebbe stato un segnale alla squadra in una partita da vincere a tutti i costi perché un punto o zero non fa differenza in questo momento.
Le due partite citate fanno emergere anche la diversità dei singoli: Dybala e Insigne. La Joya con la Lazio ha inventato la perla all'ultimo secondo; l'azzurro con l'Inter ha sprecato con un incomprensibile pallonetto la palla del match. Il dieci bianconero segna un gol ogni 88' in campionato; il più forte giocatore italiano viaggia alla media di uno ogni 316'. Dybala è stato decisivo nel sorpasso della Juventus, Insigne ha provato a vincere da solo le ultime due partite e gli ultimi due gol sono «inutili» (il 4-0 al Cagliari e l'illusorio vantaggio con la Roma): l'unica rete davvero pesante è quella all'andata sempre contro i giallorossi.
Gasperini che domani sfida la Signora ha avvisato: «Non siamo noi i salvatori del campionato». Ma l'allenatore nerazzurro rilancia: «Il Napoli prima o poi dovrà battere la Juventus». Una speranza di fronte a una Signora cannibale che mangia pure i sogni: Sarri vince dieci gare di fila? Lei arriva a undici blindando la difesa con un gol subito nelle ultime 14 gare. Ma il Napoli, nonostante gli ultimi due passi falsi, è vivo. Non dà l'impressione di essere alla deriva. Adesso deve stringere i denti e restare in scia, come hanno fatto i bianconeri. E poi «tifare» per loro in Europa. L'anno scorso Allegri a ridosso delle semifinali di Champions perse 7 punti in tre gare: pari con Atalanta e Torino, ko con la Roma. E gli infortuni di Cuadrado e Bernardeschi, destinati a trascinarsi a lungo, potrebbero incidere sulla Signora.
Sarri ha promesso con il consueto bon ton: «Romperemo i c... fino alla fine». Insigne ha insistito: «Finché non c'è la matematica, lotteremo». Anche perché c'è uno scontro diretto da giocare.
Napoli ha la sua occasione, che forse non ripasserà: c'è aria di smobilitazione sotto il Vesuvio, non solo per le visite mediche di Reina al Milan. Resiste il patto dello spogliatoio per lo scudetto, poi ognuno libero di tentare altre avventure. Ecco perché, anche se domani la Juventus dovesse scappare a più quattro, c'è ancora un campionato.
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