Torino. Non si capisce ancora bene se, badando esclusivamente alle cose di campo, valga la pena tirare fuori i popcorn in vista di quanto accadrà prossimamente in casa Juventus. Perché, al di là delle dichiarazioni di facciata, tanto potrebbe davvero succedere: compreso il fatto che Allegri non ne sia più l'allenatore nonostante «io abbia ancora due anni di contratto e mi impegnerò fino alla fine perché la Juve torni a competere: il futuro lo pianificheremo il 5 giugno, quando tutto sarà finito». Probabilmente andrà davvero così, ma intanto le parole pronunciate pochi giorni fa da John Elkann avevano fissato il limite temporale alle prossime due partite: stasera contro il Milan e allo Stadium e domenica prossima a Udine. Dopo di che, Allegri si sente saldo e gliene va dato atto: va tuttavia da sé che, nel caso in cui Elkann decidesse di intraprendere una strada diversa, anche i 40 milioni lordi che spetteranno ancora al tecnico livornese diventerebbero ostacolo superabile.
Nel frattempo, sotto con i rossoneri per «l'ultimo sforzo di una stagione complicata. Entrare in Europa con dieci punti di penalizzazione sarebbe straordinario». Ora: all'Europa 2023/24, sia pure attraverso la Conference League, i bianconeri ci sono già oggi matematicamente. Né va dimenticato che il monte ingaggi bianconero è il più alto dell'intero campionato e, partendo da certe basi, pare eccessivo definire impresa un'eventuale qualificazione all'Europa League pur con il meno 10: ognuno però ha il proprio punto di vista e Allegri difende anche giustamente il lavoro fatto finora. Senza cadere in trappoloni o farsi prendere dal nervosismo: «Potrebbe essere la mia ultima partita in casa? Sarà l'ultima partita di questa stagione allo Stadium e bisogna farla per bene, perché è sempre Juventus-Milan. Loro hanno l'obbiettivo di entrare in Champions e la matematica non ci lascia ancora fuori da niente: sicuramente la sconfitta di Empoli ha complicato il percorso, lì non avremmo dovuto perdere nonostante arrivassimo dal ko di Siviglia e avessimo appena saputo della nuova penalizzazione». L'arte dello svicolare è servita anche per non rispondere alla domanda su eventuali dimissioni: «È normale che abbiamo passato quattro giorni pesanti dopo Empoli, ma al momento siamo secondi sul campo e la nostra classifica è migliore rispetto all'anno scorso». In realtà mancano due punti perché tale sia, ma evidentemente la fiducia di poterli ottenere è tale che il traguardo venga ritenuto scontato. Buon per lui e per la Juve, ovviamente. In attesa di quel che sarà e anche dei nuovi arrivi, a cominciare dal direttore sportivo che potrebbe essere Giuntoli ma anche no. Vicenda a proposito della quale Allegri ha voluto puntualizzare che «io e la società siamo in linea su tutto. Non ho il potere, né lo voglio avere, di scegliere il ds, il magazziniere o il segretario. Non ho mai messo bocca né, soprattutto, veto.
Sono molto aziendalista, collaboro con tutti perché si lavora affinché la Juventus ottenga dei risultati». È però vero che il recente decisionismo di Calvo, responsabile dell'area sportiva, lo abbia un po' infastidito. Alle prossime puntate.
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