Torino. Fuori dalla Champions, con l'Europa League ancora da conquistare. E in (clamoroso) ritardo in campionato, dove la nona posizione dopo undici giornate fa rabbrividire chi tifa Juventus. Oggi, a Lecce, la squadra di Allegri sarà di fronte all'ennesima prova della verità: vincere darebbe un segnale, anche se forse bisognerà rassegnarsi a una stagione vissuta sull'altalena. Finora, del resto, la Signora è stata un disastro e non ha mai fatto intendere di essere davvero sulla strada giusta: un passo avanti e mezzo indietro, a essere buonisti. «Nella vita capitano anche situazioni come questa le parole di Allegri -. Non trovo la parola adatta per descrivere questa stagione, dobbiamo solo lavorare con impegno e dedizione. Ci sono squadre che non hanno fatto per otto anni la Champions (in realtà il Milan ne è rimasto lontano per sette anni, l'Inter per sei, ndr), non dobbiamo farci prendere dalla frustrazione altrimenti non ne usciamo più».
Detto che al tifoso non interessa nulla di quanto abbiano storicamente raccolto le avversarie, la Juve oggi è obbligata a reagire. Con nove assenti, però, visto che ai soliti noti si sono aggiunti anche Vlahovic («sente ancora dolore all'adduttore») e Locatelli («motivi personali»). Magari sarà l'occasione per vedere dal primo minuto qualche giovane, magari no: di sicuro in attacco Milik farà coppia con Kean e bisognerà che basti così. Del resto il polacco è tra le poche note liete di questa parte di stagione, insieme a qualche bagliore lanciato dai giovani prima Miretti, poi Iling e in misura minore Soulé e all'affidabilità di pochi vecchi' tipo Szczesny, Danilo, e per certi versi Locatelli e Rabiot. «Ripartiamo dalla rabbia dell'eliminazione in Champions, dovremo portarcela dentro per tutto l'anno», l'invito di Allegri. Quasi rassegnato a non avere Chiesa e Pogba ancora per un po' («non ci saranno contro il Psg e nemmeno contro l'Inter: se va bene, ma è difficile, rientreranno contro il Verona») e già proiettato sul dopo Mondiale: «Dopo la sosta avremo recuperato tutti i giocatori, lì sarà un'altra cosa».
Ammesso che lui sia ancora alla guida della squadra, potrebbe in effetti andare così. Il problema è però l'oggi: plumbeo e tendente a peggiorare ancora, se possibile.
Per quanto la squadra (non) riesce a combinare sul campo e per l'atmosfera che le si respira intorno vista l'ormai famosa inchiesta giudiziaria cui si affiancherà quella sportiva - sui bilanci truccati: «La società, piena di persone straordinarie, ha emesso un comunicato, il presidente ha rassicurato tutti e noi dobbiamo dare risposte sul campo. Ci sentiamo accerchiati? La Juventus è unica: i momenti di difficoltà vengono elevati alla massima potenza, noi dobbiamo essere bravi a invertire la rotta».
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