Senza pace, Schumi. Da circa un anno, dopo che le ultime e verosimili indiscrezioni avevano tracciato un quadro tutt'altro che confortante delle sue condizioni di salute (45 chili di peso, immobile, dubbi sulla capacità di riconoscere anche i famigliari), era nuovamente calato il silenzio. Ma ecco che ieri, con una scelta di tempo sospetta visto che il prossimo 29 dicembre saranno due anni dal terribile incidente sulle nevi di Meribel, il settimanale tedesco «Bunte» ha rivelato che Michael starebbe persino facendo dei «piccoli passi grazie all'aiuto del fisioterapista» e potrebbe «anche muovere un braccio». Affermazioni che hanno spinto l'ex manager del pilota Sabine Kehm a replicare: «Siamo obbligati a intervenire per chiarire che la notizia non corrisponde al vero. Queste speculazioni sono irresponsabili perché, data la gravità dell'incidente, la protezione della privacy di Michael è estremamente importante. Inoltre queste affermazioni alimentano false speranze». Ma proprio in questo «alimentano false speranze» sta tutta la dolorosa verità non detta sulle reali condizioni di Schumi. Condizioni che hanno spinto tutti coloro che hanno avuto accesso alla sua casa, dove è seguito da uno staff di medici e fisioterapisti, a dire «c'è da pregare per lui». D'altra parte il 29 e il 30 dicembre di due anni fa il campione venne operato due volte al cervello per bloccare e contenere le emorragie riportate in entrambi gli emisferi.
Ai molti interrogativi che accompagnano questa triste e dolorosa vicenda, si aggiunge però una considerazione: se la famiglia Schumacher anziché trincerarsi in una protezione ossessiva della privacy avesse a suo tempo comunicato in modo più chiaro l'entità del danno subito, forse, in questi 24 mesi non ci sarebbe stata questa squallida caccia all'indiscrezione.BCLuc- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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