Li vuole tutti leoni. «Sarà una partita da sbranare», dice Luciano Spalletti. Lui che al massimo è, ed è stato, un lupo toscano. Il lupo non ti concede l'attimo e nemmeno il sorriso che invece costituisce, dice sempre l'allenatore, la dominante del gioco del Napoli. «Il sorriso del nostro gioco» che pare una contraddizione con il «dobbiamo sbranare». Ma forse questa è la chiave del successo della capolista: sorriso e mistero, apparenza e sostanza, professionismo e non dilettantismo vacanziero anche in quest'ultima partita che segnerà il primo confine fra chi può e chi non può. Il Napoli potrebbe mettere punto al campionato con un vantaggio in doppia cifra, probabilmente ci conta. Spalletti carezza l'idea con disincanto studiato: «Se una delle big pareggia o non vince (che vuol dire: perde ndr.) normale ci faccia piacere. Però mancano 72 punti a fine campionato». La banalità potrebbe far pensare che questa è la sfida più semplice fra quelle delle grandi: l'Udinese è in fase regressiva, invece l'Inter va a Bergamo, la Juve se la vede con la Lazio e il Milan con la Fiorentina.
Eppure i friulani, insieme a Lazio e Salernitana, sono la squadra che meglio ha corso in classifica rispetto all'anno scorso: 9 punti in più per tutte e tre. La Juve ne ha 7, il Napoli solo 3. I numeri parlano, le impressioni talvolta sviano. In fondo il miracolo non è del Napoli (appena 3 punti in più) ma degli avversari. Inter e Milan che hanno fatto peggio e le altre così lontane seppur con tali miglioramenti.
In questo campionato non serve essere leoni, basta ritrovarsi lupi e magari prenderci negli acquisti. Il Napoli ci ha preso e grazie a loro racconta il suo dolce stil novo. E se qualche mistero incombe tutto passa e va. Prendete il caso Kvaratskhelia: è servito per dimostrare di essere forte anche senza il giocatore più maradoniano. Dimostrazione da applausi, al di là del problema rappresentato dalle cure che devono evitare il cortisone, recentemente vietato dal codice antidoping. Anche oggi Kavradona resterà in tribuna, la lombalgia incombe così come un pizzico di giallo, il mistero che non fa male. «Quando arriva ad un certo livello di tensione muscolare sente ancora male», ha raccontato Spalletti. Lo rivedremo a gennaio quando tutto sarà più tranquillo e il Napoli si inventerà il giallo del campionato, ovvero: chi lo vincerà? Per ora dovrà risolvere l'ultimo enigma: vantaggio in doppia cifra oppure cadutina fastidiosa?
Poi avrà tempo per fortificare una squadra che manderà pochi giocatori al mondiale, per metter fame ai suoi leoni e godersi il tifo della gente. «Per noi il boato dello stadio è come la borraccia data al ciclista sulla salita difficile», ha raccontato Spalletti con virtuosismo oratorio.
Se poi avrà ragione nel ricordare che «il potere logora chi non ce l'ha», ecco trovata la chiave per credere nel più clamoroso successo postmaradoniano che il nostro pallone possa raccontare. In altro caso sarà stato solo un sogno. «Con il sorriso del bel gioco».
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