É successo il contrario di quello che succede di solito, quando l’Italia gioca un primo tempo alla pari contro i grandi del rugby, ma dopo l’intervallo si disunisce e va in frantumi. Contro l’Australia, invece, gli azzurri giocano un primo tempo da dimenticare, e vanno al riposo su un punteggio di 22-3 che fa presagire disastri per il secondo tempo. Invece dagli spogliatoi dopo la pausa esce una squadra radicalmente cambiata nell’atteggiamento tattico e mentale. Mettiamo sotto pressione i Wallabies, andiamo in meta dopo una manciata di minuti, ci impiantiamo stabilmente nella metà campo avversaria, costringiamo gli avversari a sbagliare. E sfioriamo il colpaccio, quella che sarebbe stata la prima vittoria azzurra contro una squadra dell’emisfero Sud, il Gotha del rugby mondiale.
Finiscono bene i test match invernali, i tre appuntamenti che ogni autunno mettono l’Italia del rugby a confronto con i grandi del rugby e preparano l’appuntamento con il 6 Nazioni. Al «Franchi» di Firenze arriva una Australia in fase di ampio rinnovo rispetto allo squadrone che un anno fa arrivò terzo ai mondiali. É una squadra coriacea e concreta, ma certamente lontana dagli standard stellari dei Wallabies di qualche anno fa. Eppure all’inizio sembra che per l’Italia non ci sia storia: sui taccuini del primo tempo c’è la cronaca di quaranta minuti in cui gli azzurri non hanno mai saputo essere pericolosi.
Bastano dieci minuti agli australiani per capire da dove possono arrivare i problemi: e cioè, come al solito, dal pacchetto di mischia. Da volponi quali sono, rimediano alzano di due tacche il livello di litigiosità: fanno partire qualche colpo proibito, iniziano a provocare. Gli azzurri ci cascano come delle pere. E iniziano ad accumulare falli che si riveleranno esiziali, senza i quali oggi l’Italia avrebbe incassato una vittoria storica. La tensione fa sì che l’Italia inizi anche a sbagliare le touche, le rimesse laterali. E quando in una partita di questo livello si sbagliano tre touche una dopo l’altra il destino dell’incontro è segnato.
Ma dagli spogliatoi esce una Italia trasformata. I miglioramenti inequivocabili visti una settimana fa a Roma contro gli All Blacks neozelandesi vengo ribaditi dagli azzurri con un grande secondo tempo. A sbagliare, adesso, sono gli australiani. Dopo un quarto d’ora il distacco è ridotto a un soffio: 19-22. A 14 minuti dalla fine, Sergio Parisse sfiora la seconda meta, quella che avrebbe fatto il miracolo.
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