L'altro Leo, il "traditore" che può solo vincere

Dagli scontri al Milan e all'Inter, all'eden Psg. Ma se non arriva la Champions...

L'altro Leo, il "traditore" che può solo vincere

Può risultare complicato portarsi in giro, soffiata da qualche ex sodale, la qualifica di traditore. Ma Leonardo Nascimento de Araujo più noto come Leonardo, 52 anni ai primi di settembre, già campione del Brasile poi stella del Milan, quindi allenatore e ora a tempo pienissimo dirigente di calcio e numero due del PSG, non è il tipo da farsene un cruccio. Quella fama gli deriva da un feroce battibecco con Gattuso al culmine di un derby finito bene per il Milan, meno per l'Inter sulla cui panchina Leonardo s'era ritrovato accettando il corteggiamento di Massimo Moratti. Carlo Ancelotti, che qualche anno prima gli aveva ceduto il testimone del Milan, se lo ritrovò a Parigi quale dirigente e alla fine, turbolenta, dell'esperienza parigina, trasse la stessa conclusione di Rino Gattuso. I due, infatti, si lasciarono senza né un sorriso né una stretta di mano. «Mi convocò prima di una sfida di Champions e mi disse che se non avessi centrato la vittoria sarei stato esonerato. Vincemmo, a fine stagione volevano tenermi ma fui io a voler lasciare Parigi» la ricostruzione postuma di Carlo.

Anche con Silvio Berlusconi l'idillio iniziale si concluse in modo traumatico. Uscito dai cancelli di Milanello, Leonardo licenziò una velenosa intervista in cui definì Narciso il suo datore di lavoro. Di ritorno nel Milan di Elliott non ebbe identica fortuna: appesantì il bilancio puntando sulla P2, Piatek e Paquetà, quasi 80 milioni di spesa e rendimento ridotto a zero. In segno di riconoscenza, qualche settimana fa, ha accolto nell'affollato spogliatoio parigino Donnarumma senza pagare un solo euro di rimborso al club che gli ha regalato qualche contratto milionario.

Eppure Leonardo deve avere un fascino speciale. Perché è riuscito a stregare la meglio nobiltà del calcio europeo. Al Milan, si sa, funzionò l'intesa con Galliani, si intestò l'arrivo di un paio di brasiliani doc (Kakà e Pato), all'Inter Moratti gli comprò i rinforzi negati a Benitez, a Parigi non ha mai avuto bisogno di chiedere. Perché gli è stato dato tutto e anche di più, Messi l'ultima perla di una collana infinita. Al Psg è arrivato, è uscito ed è tornato grazie all'intesa con il presidente, Nasser Al-Kheilaifi che adesso è diventato il solerte alleato di Ceferin, presidente dell'Uefa.

Inutile scrivergli sms per avere qualche notizia. A chi gli chiese qualche giorno fa conferme su Messi rispose: «Sinceramenti non è ancora chiuso!». Da oggi non può certo tradire la missione: conquistare la Champions league.

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