Oscar Eleni
Dall'acqua al fuoco. Aspettando che Paltrinieri faccia cambiare il colore della spedizione italiana nel nuoto camminiamo sotto la fiaccola che ci porta verso l'arena della regina, lo sport da cui tutto nasce, l'origine dell'uomo che corre, salta e lancia. L'atletica parte oggi affidandosi a chi sa dominare la fatica: africane nei 10 mila metri, marciatori della 20 chilometri, quelli rimasti dopo il pasticciaccio brutto del doping, per le prime medaglie.
Ma il giorno che tutti aspettano è il sabato nel villaggio olimpico con Usain St Leo Bolt che domani alle 14.30 cercherà di capire il vento di Rio e la condizione dei suoi sfidanti già in batteria, cominciando dallo statunitense Justin Gatlin, uno dei grandi peccatori alla ricerca della redenzione in una Olimpiade che per molti non doveva mai correre, dopo le sospensioni per doping. Sembra lui l'uomo per rompere la catena d'oro del prodigio nato nella parrocchia giamaicana di Trelawni il 21 agosto del 1986. Che per essere davvero felice ha bisogno di aggiungere altri ori olimpici ai sei vinti quando stupì il mondo lanciando la sua prima freccia nel cuore dei Giochi a Pechino nel 2008, dominando sulle piste di Londra 2012, infilando in mezzo a tanti capolavori i due record ai mondiali di Berlino nel 2009 che indicano i limiti dell'uomo corridore: 9"58 sui 100 metri, 19"19 nei 200 metri.
Nessuno sa in che condizioni si presenterà il fenomeno che è al sesto posto nella lista dei ricchi della trentunesima olimpiade, 32 milioni e mezzo di dollari all'anno, più o meno come Nadal o il calciatore Neymar, 20 milioni dietro il cestista Durant e il tennista Djokovic.
Atletica con il suo splendore e la sua crudeltà che non perdona nessuno se va in pista con meno allenamenti degli altri. Certo lui ha tutto, vorrebbe un altra tripletta affidandosi anche alla staffetta degli uomini con muscoli di seta giamaicani, anche se proprio l'oro della 4X100 a Londra sembra da restituire per il doping di uno dei componenti la squadra che Bolt portò in cima al mondo.
Ridurre però l'atletica di questa Olimpiade soltanto a Bolt sarebbe ingeneroso perché non vedremo magari saltare i tappi per tanti record del mondo come nel nuoto ma di sicuro ci darà una dimensione più autentica della grande festa anche se non ci saranno in gara tutti i migliori, come ad esempio l'ostacolista statunitense Kendra Harrison che il 22 luglio, a Londra, ha battuto, dopo 28 anni, un record mondiale storico nei 100 ostacoli correndo in 12"20.
Avremmo anche voluto goderci una grande gara di salto in alto, ma purtroppo Gimbo Tamberi, l'unico della squadra maschile italiana veramente da medaglia con la Grenot sui 400, Trost nell'alto e Giorgi nella marcia, guarderà la gara accarezzando il gambaletto di gesso che ancora imprigiona il suo piede magico.
Non ci sarà neppure la Isinbayeva, padrona del salto con l'asta, come del resto l'intera squadra russa di atletica esclusa per punire una federazione che non ha garantito controlli antidoping decenti. Certo non mancheranno i brividi nei concorsi, ma sarà la pista a far saltare per aria tribune che si sperano meno agitate di quelle che, ad esempio, non hanno rispettato i grandissimi della ginnastica.
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