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Lazio capolinea di Inzaghi. Se salta, tocca a Tassotti

La sorte di Pippo è segnata, anche se deciderà la coppa Italia. Spalletti resta un sogno. Soluzione ponte con l'attuale vice

Lazio capolinea di Inzaghi. Se salta, tocca a Tassotti

Col disastroso naufragio del Milan, anche Pippo Inzaghi e la sua avventura sulla panchina rossonera sono giunti al malinconico capolinea. Inevitabile dopo quella prova di sabato sera, povera di calcio, disarmante nel risultato ma inquietante per il corto circuito registrato tra tecnico e squadra oltre che per la scena da western finale (protagonista Mexes). I numeri, come al solito, sono giudici inflessibili: appena 3 gol fatti in 5 partite, 5ª partita senza vittoria, 6ª volta in cui i rossoneri si sono lasciati rimontare, 7 le espulsioni fin qui registrate, contro la Lazio la miseria di 2 tiri in porta, uno di Menez (gol) e uno di Pazzini a sconfitta conclamata. Da sole, queste cifre, basterebbero a certificare il fallimento dell'operazione Inzaghi. Rischiosa, consapevolmente rischiosa, e decisa, per la storia, dopo il mancato sbarco di Antonio Conte, candidatura suggerita da Silvio Berlusconi e saltata per la rigida opposizione della Juve al trasloco del tecnico dello scudetto dei record da Vinovo a Milanello. A quel punto il Milan decise di scommettere sull'entusiasmo di Pippo Inzaghi e sul credito da lui vantato presso il popolo dei tifosi. Non sono gli unici requisiti per reggere il peso e l'urto della guida tecnica del Milan: servono anche esperienza, didattica, capacità di dominare le tempeste, suggerire uno straccio di gioco. Per sette partite, le prime sette (14 punti), la cura Inzaghi ha funzionato alla grande, fino alla sosta natalizia ha promesso una rincorsa verso il terzo posto. Con il ritorno dalle vacanze e da Dubai, il Milan è sparito. Complice la pigrizia di gran parte della rosa. Il capolinea adesso è sistemato nella notte di domani al cospetto della stessa Lazio che ha preso a pallate i rossoneri sabato sera. Col capolinea, è partito il toto-sostituto. Il più gettonato da siti, giornali e tv a pagamento è stato Luciano Spalletti, ancora sotto contratto con lo Zenit, un tempo - durante il regno di Ancelotti - convocato a casa di Galliani. Di qui le suggestioni mediatiche registrate: segnalati anche presunti incontri ad Arcore.

Di fatto Silvio Berlusconi ha compiuto un romantico sondaggio nei confronti di Arrigo Sacchi, incontrato a Milanello una settimana prima. Gli ha chiesto la disponibilità di prendere le redini di Milanello, facendo da guida spirituale a Tassotti ma la risposta ottenuta, ripetuta in tv sabato notte, è stata la seguente: «Non ho le forze per trasmettere energia». Strepitosa la battuta del patron: «Quanti anni ha Arrigo? 69? Ah, allora se li porta benissimo!». Questo vuol dire che l'orientamento del club, nelle curve della stagione, è il seguente: battezzare una soluzione ponte (con Tassotti alla guida) per giungere a fine stagione e scegliere su una platea molto più vasta il prossimo allenatore. Inzaghi è apparso ko già nel finale della sfida con la Lazio: sguardo perduto nel vuoto, mani in tasca, nessuna reazione emotiva. La sua analisi ha procurato altri velenosi commenti. «Buon primo tempo» ha avuto il coraggio di chiosare prima di decretare il «tutti in ritiro» da ieri sera. «Stare insieme ci può aiutare a trovare la reazione giusta» è stata la spiegazione. Cancellato per oggi anche l'incontro con la stampa: sarebbe diventato un fuoco incrociato sul tecnico, evitato dall'accorto ufficio stampa. Ieri sera, per la cena, a Milanello, si è presentato anche Adriano Galliani: mai lasciato solo il tecnico, protetto fino all'ultimo giorno come non era accaduto ad alcuno dei suoi predecessori. Eppure proprio Pippo ha capito che questa volta non può pretendere altro credito. O il Milan muove la coda in coppa Italia (che è il secondo obiettivo dichiarato) oppure il suo destino è segnato. «Non vado via, so che la coppa Italia sarà decisiva» l'ammissione dell'interessato che nel frattempo ha perso anche Bonaventura ed El Shaarawy per infortunio. Dovrà puntare ancora su Mexes che ha macchiato il buon nome del club: riceverà una dura squalifica e una salatissima multa.

Le scuse, pronunciate al volo, gli sono valse come momentaneo lascia-passare per restare ancora a Milanello, fino alla scadenza del suo contratto.

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