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Lazio, corsi e ricorsi storici con un Inzaghi alla Maestrelli

Un gruppo compatto e spensierato arrivato al record di 18 risultati utili di fila. E con un tecnico fatto in casa

Lazio, corsi e ricorsi storici con un Inzaghi alla Maestrelli

Il passato che riemerge, il presente che esalta, il futuro che può lasciare a bocca aperta. Questo il mix di sogni ed emozioni che stanno assaporando a Roma, sponda Lazio. Già, perché i biancocelesti si ritrovano a un solo punto dalla vetta, occupata da Inter e Juventus, e nel prossimo turno di campionato sfideranno proprio i nerazzurri. La squadra di Inzaghi stuzzica la memoria dei tifosi meno giovani, che ripensano alla Lazio che, nel 1974, riuscì, a sorpresa, a vincere il campionato. Al tempo stesso però vengono automatici i paragoni con la Lazio di Sven-Göran Eriksson, superata domenica scorsa nella striscia record di imbattibilità (si fermò a 17 quella allenata dallo svedese, è arrivata a 18 quella attuale). Se in questo momento Luis Alberto ricorda Juan Sebastian Veron, centrocampista del secondo scudetto, sono ormai anni che Inzaghi viene paragonato a Tommaso Maestrelli, tecnico del primo campionato vinto dai biancocelesti.

L'attuale allenatore della Lazio è riuscito a plasmare la squadra, facendo rendere i singoli prima e il gruppo poi ben oltre le proprie potenzialità. Da Keita, che nel 2016-17 con Inzaghi in panchina è arrivato a quota 16 gol in campionato (prima e dopo non è mai andato oltre gli 8...) a Immobile, arrivato a segnare 41 reti nel 2017-18, sono tantissimi i giocatori che con Simone hanno vissuto la miglior stagione della propria vita. Il gruppo insomma, senza Inzaghi, non riuscirebbe a esprimersi a questi livelli, ma anche il tecnico della Lazio, in una piazza diversa da quella romana (nella quale è arrivato, da giocatore, oltre 20 anni fa, restando sempre di proprietà del club capitolino), sarebbe chiamato a confermarsi. La Lazio e Inzaghi, insomma, si incastrano alla perfezione, si sposano, tirando fuori il meglio l'uno dall'altra.

Questo il grande punto di contatto con Maestrelli. Non solo però, perché questa Lazio, proprio come quella che entrò nella leggenda, ha tanti personaggi che sono arrivati a Roma quasi per caso, diventando però laziali nell'animo e romani d'adozione: fu così, negli anni 70, per Chinaglia, Pulici e Wilson, vale lo stesso oggi per Radu, Lulic e Immobile. Sono i numeri a confermarlo: a Radu, per esempio, mancano appena 33 partite per superare le 401 di Giuseppe Favalli con la maglia della Lazio addosso e diventare il più presente di sempre. Immobile è invece appena a 45 reti dal record laziale di Piola, che chiuse la sua esperienza romana con 159 centri. Lulic, infine, è il secondo capitano più vincente della storia laziale (dopo Nesta, che aveva la fascia al braccio nell'anno del secondo scudetto...) ed è diventato un mito per i tifosi con il gol decisivo nella finale della Coppa Italia vinta contro la Roma nel 2013, nell'unico derby romano che abbia mai assegnato un trofeo. Inzaghi stesso batterà nell'ultima giornata di campionato il record di Zoff, allenatore più presente di sempre in casa Lazio. Questa squadra, di fatto, già così è piena di storia.

Con uno scudetto potrebbe diventare leggenda.

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