La decima sinfonia consecutiva della Lazio (nuovo record nella storia del club biancoceleste, superato l'Eriksson della stagione 1998-99) è quella più stonata, ma ha ancora il marchio di fabbrica di questa squadra. Un gol dopo l'80° minuto, il tredicesimo nell'ultimo spicchio di partita che mostra ancora la tigna della truppa di Simone Inzaghi. Che batte il Napoli, l'unica big che ancora non aveva sconfitto da quando siede (aprile 2016) sulla panchina della Lazio.
«Abbiamo le carte in regola per sfatare il tabù», aveva detto il condottiero biancoceleste alla vigilia. Ma stavolta la praticità e il cinismo della sua squadra hanno ricevuto l'aiuto fondamentale della difesa del Napoli. Che già aveva tradito contro l'Inter e ieri all'Olimpico ha commesso un solo grave imperdonabile errore, confezionato da Ospina (cambiando il portiere il risultato non cambia) e da Di Lorenzo. Così anche Ciro Immobile, abile a pressare l'ex estremo difensore del Liverpool e ad approfittare della sua incertezza nel rinvio, allunga la sua serie: il tocco del centrale del Napoli risulta ininfluente secondo la Lega e dunque l'attaccante tocca quota venti reti per la quarta volta consecutiva in una sola stagione (prima di lui solo Meazza, Nordahl e Batistuta). E raggiunge a 108 Bruno Giordano, salendo al quarto posto della classifica cannonieri di casa Lazio. In più il quarto gol al Napoli rappresenta il primo che è sinonimo di vittoria contro la squadra della sua terra d'origine (finora un pari e 9 sconfitte). «Ma non parliamo di fortuna, contro un Napoli che meritava il pari non abbiamo mollato fino alla fine. Ed è arrivata una vittoria mai così importante», così il bomber laziale.
«Cosa ci manca per lo scudetto? Direi poco... anche se dobbiamo crescere e devo avere fisicamente al 100 per cento l'intera rosa», ha commentato Inzaghi. La Lazio ha dunque onorato la festa per i suoi 120 anni tornando al successo sui partenopei in casa dopo quasi otto anni, ma il Napoli può rammaricarsi per essere uscita a mani vuote dall'Olimpico. Insigne è tornato protagonista per una sera, ingaggiando un duello personale con Strakosha (tre le parate decisive del numero uno laziale) e sacrficandosi molto per la squadra. Riavvolgendo il nastro al primo tempo, il Napoli aveva provato a contenere una Lazio non così pericolosa nonostante i tanti palloni giocati. La ripresa è tutta degli azzurri che schiacciano gli avversari nella metà campo e rischiano solo su qualche discesa di Luis Alberto.
Poi la beffa con il nuovo harakiri. E una sconfitta (la terza su 4 gare per Gattuso) che grida vendetta anche alla luce del palo di Zielinski. «Ci teniamo la prestazione, la responsabilità è anche mia, chiedo io di passare la palla al portiere - dirà Gattuso alla fine -. Ora si vedono solo le cose negative, ma Ospina per noi è un valore aggiunto.
La squadra ha dominato, ha tenuto bene il campo contro uan squadra che sta facendo una striscia incredibile, gli errori nascono dal fatto che è tanto tempo che il Napoli non riesce a dare continuità ai suoi risultati. Ora testa alta e pedalare, partendo da quello di buono che ci ha dato la sfida con la Lazio».
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