Quanto valgono 80 anni al cambio di oggi? Guardi Lea Pericoli, o meglio ammiri la signora Pericoli e ti chiedi come possa essere che questa donna abbia sulla carta di identità, come anno di nascita, il 1935. Sì, la signora del tennis (e non solo) è arrivata a questo traguardo in condizioni splendide, raffinata ed elegante come sempre, ma soprattutto con una vivacità e una molteplicità di interessi da fare invidia a una teenager. Di Lea tennista si è scritto e si è letto di tutto: per decenni è stata il simbolo della racchetta al femminile in Italia. Ventisette titoli tricolori vinti complessivamente in carriera, l'ultimo addirittura a 40 anni, l'età in cui lascia il tennis giocato. Una parabola in cui riesce a vincere il doppio misto sia in coppia con Pietrangeli, sia con Panatta, i due simboli del nostro tennis al maschile. Una carriera infinita per una tennista capace di arrivare agli ottavi di finale del Roland Garros a 20 anni, ma anche agli ottavi di Wimbledon a 37, nel 1970, quando deve arrendersi alla immensa Billie Jean King, che però fu anche una delle sue vittime più prestigiose della carriera assieme a Virginia Wade.
Lea Pericoli tennista, però, va ben oltre i risultati raggiunti sul campo, Lea è una che conquista il pubblico e l'attenzione con altre armi, la bellezza, l'intelligenza, l'abilità nello sfruttare le situazioni. Tanto che diventa quasi più famosa delle grandi star del tempo affidandosi all'estro di Ted Tinling, tennista e poi soprattutto stilista, che veste Lea con i suoi capi, con le gonnelle corte che fanno epoca, con le leggendarie mutandine di pizzo, tutta roba che adesso fa bella mostra (e Lea ne è giustamente orgogliosa) niente meno che al Victoria Albert Museum di Londra.
Restringere la Pericoli nel perimetro di un campo da tennis sarebbe però assurdo, perché la seconda vita di Lea (o la terza, se consideriamo anche gli anni della gioventù trascorsa in Africa) comincia proprio quando appende la racchetta al chiodo. Anzi, la sua seconda vita comincia addirittura quando Lea è ancora atleta, visto che il 24 giugno del '74 esordisce come giornalista sul primo numero del Giornale , voluta da Indro Montanelli che l'aveva conosciuta ragazzina tanti anni prima ad Addis Abeba, quando il direttore fu ospite di papà Pericoli in Africa. Da lì la svolta: giornalista, scrittrice (quattro libri al suo attivo tra cui il bellissimo Maldafrica, racconto della sua gioventù tra Etiopia e Kenya e della struggente nostalgia che la lega ancora al continente nero), presentatrice televisiva, ruolo che la lancia definitivamente all'attenzione del grande pubblico grazie al fortunatissimo Paroliamo condotto su Telemontecarlo. E poi la radio, addirittura un'apparizione da attrice in una serie televisiva, ma il tennis sempre come filo conduttore che la porta in giro per il mondo come madrina della nazionale femminile che vince la Fed cup e in cui fa da mamma alle grandi campionesse della generazione attuale. Insomma, Lea è stata bravissima a costruire il proprio personaggio ben oltre i meriti acquisiti sul campo: se avesse vinto quanto una Schiavone sarebbe diventata presidente della Repubblica...
Ottant'anni e non darli a vedere, più forte anche di un perfido tumore che l'aggredisce ben due volte e da cui lei ne esce da testimonial della lotta contro il cancro. Ottant'anni e tante vite, tra cui quella che l'ha vista strettamente a nostro contatto, come collega, come esperta, come critica (sempre molto indulgente, per la verità: quando le chiedevamo le pagelle, il voto peggiore era un 6 meno meno...), come firma prestigiosa del Giornale per tanti anni. Lea è un'enciclopedia del tennis, non tanto per i dati o i risultati, quanto per la vita vissuta. Ha conosciuto i grandissimi del passato e del presente, ha viaggiato con compagni straordinari che ha sempre saputo raccontare con garbo, non solo quelli dei suoi tempi ma anche le leggende del tennis di epoche lontane che lei aveva conosciuto e frequentato. Lea ti fa entrare nella storia del tennis come pochi altri, tanto che l'abbiamo anche presa in giro, chiedendole se avesse mai giocato un doppio con Lucia Valerio o un misto con René Lacoste, ma lei ha sempre saputo scherzare con il suo passato, con la sua età, con il suo futuro.
Si è concessa un solo vezzo: smesso di giocare non ha più voluto toccare la racchetta perché non vuole sentirsi come certe vecchie signore che si trascinano sulla terra rossa; lei ha preferito darsi al golf, scoprendo un grande amore nella sua seconda (o terza?) vita. D'altra parte una che ha giocato Wimbledon a 40 anni, potrà andare in buca almeno fino a centoventi...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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