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La Lega Pro è fedele e il sor Tav è sereno

Il presidente Macalli: "Abbiamo una sola moglie, ma la smetta con le battute". Candidati assenti, ci pensa Lotito

Macalli spara su Agnelli "Senza quel nome lavorerebbe al tornio"
Macalli spara su Agnelli "Senza quel nome lavorerebbe al tornio"

Perfino i più affidabili, inaccessibili e interessati sostenitori hanno dovuto ammetterlo: «Certe battute se le poteva risparmiare. Se diventerà presidente gli diremo di smetterla». Parola di Mario Macalli, presidente della Lega Pro e fedelissimo del Tav(ecchio). Ma c'è di più: ha sposato la tesi anche Claudio Lotito, grande ispiratore della compagnia dei marpioni che sul candidato presidente alla Figc stanno facendo i loro calcoli di potere. «Ha detto concetti giusti nella maniera sbagliata», ha riassunto il patron della Lazio. Se poi qualcuno lo avesse consigliato o lo avesse stoppato nelle inutili chiacchiere, sarebbe stato ancora meglio. Roba da veri amici. Ma pare che il Tav sia, per certi versi, incontinente.

Il muro si sgretola, giorno dopo giorno piccole crepe: ancora troppo poco per pensare ad un crollo. Ieri è toccato a Messina (vuole il commissario), Benevento, Ternana mostrare pollice verso. Buffon ha parlato di frasi infelici e di una mezza sconfitta del calcio per il modo in cui affronta le elezioni. Tutto molto fisiologico. Ma il tempo passa e il sor Tav si avvia all'11 agosto con più tranquillità dopo aver incassato la solidarietà, per ora a parole, della Lega Pro, che aveva lasciato trapelare qualche scontento. Macalli fin dal primo minuto ha tenuto a braccetto il Tav, forte di una idea fissa. «Il commissariamento non passerà». E questa è l'unica linea di confine che tien stretto il mondo del calcio. Meglio figuracce e un'indecenza di rapporti e di immagine, da mostrare al mondo, piuttosto che lasciar spazio all'arbitro, al terzo incomodo.

Ieri la Lega Pro, riunita a Firenze, ha fortificato il Tav. C'era anche Lotito, in qualità di proprietario della Salernitana. Quindi, giusto per sintesi, Albertini c'è rimasto fesso. Tavecchio aveva proposto la “non presenza” dei candidati per motivi di opportunità. L'altro ha accettato e Lotito ha sguazzato al posto, e per conto, del Tav. Mondo di gentiluomini, come tanti immaginano. Ma al di là di tutto, valgono le parole di Macalli a far capire l'aria: «La Lega Pro è composta da 60 società e non escludo che 4,5, 6 club votino no a Tavecchio. Il consenso unanime è una cosa, il sostegno un'altra e la Lega Pro ha preso un impegno che manterrà. Abbiamo il 17% dei voti e una sola moglie: non una moglie e un'amante». Per assurdo, se Tavecchio perdesse anche 10 club di A, altrettanti di B, 25 in C e 5 fra i dilettanti vincerebbe ugualmente. Macalli si è lamentato sul tritacarne mediatico nel quale il Tav c'è finito per volontà espressa e lui per una vecchia storia: un abuso d'ufficio che bloccò il bonifico atto a salvare il fallimento del Pergocrema. E la Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio. «Il tempo sarà galantuomo».

Ma oggi Tavecchio si sente più vicino alla presidenza e Albertini sempre più lontano: anche dall'ipotesi di diventare vicepresidente. Dice, infatti, l'articolo 11 (comma 3) dello Statuto che l'associazione calciatori può candidare al consiglio federale (dal quale verranno estratti i vicepresidenti) atleti che abbiamo partecipato ad almeno due campionati Figc nell'ultimo decennio. L'ex centrocampista del Milan ha giocato l'ultimo nella stagione 2004-2005, con l'Atalanta fino a dicembre per poi emigrare a Barcellona nel mercato di gennaio 2005. I conti non tornano: gli manca una stagione nell'ultimo decennio. Possibilità che non è negata a Damiano Tommasi, il presidente Aic, che ha giocato(2009-2011) fra i dilettanti del Sant'Anna d'Alfaedo, appunto torneo Figc.

C'è il tanto per pensare Albertini come il tipico marito (visto che Macalli ha parlato di mogli) cornuto e mazziato.

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