Leicester a un passo dal trionfo. Il Barcellona riapre la Liga

di Tony Damascelli

Claudio Ranieri si è messo a piangere. Capita nella vita di un uomo. Anche di un allenatore. Se poi questo allenatore sta per vincere la Premier League, il torneo degli emiri, il campionato dei maestri, la storia del football, la terra della regina e di sir Alex Ferguson, di Bobby Charlton e di Josè Mourinho, allora le lacrime di Claudio possono essere capite. Perché il Leicester non è una fiaba destinata a finire tra le streghe e le mele avvelenate. Il Leicester sta vincendo il titolo, ha sbancato gli scommettitori e spiazzato i docenti di questo sport bellissimo capace di smentire il pronostico più normale. Normale è l'aggettivo migliore per Ranieri. Non è uno spacciatore di calcio, un imbonitore di tattiche e di disegni sulla lavagna. Al Chelsea lo avevano definito Tinkerman, quello che aggiusta, ricompone, perché cambiava formazione ad ogni partita. Poi, il solito cialtrone, lo aveva ribattezzato nearly man, quello che arriva a Roma ma non vede il Papa, diremmo noi, direbbe pure lui che viene dalla città eterna e testaccino è rimasto, tale e quale, oltre l'aplomb da gentiluomo che lo accompagnava da calciatore e continua a vestirlo da allenatore. Mai agitato e sempre criticato, secondo a vita, mai primo e vincente; era un vecchio pensionato, secondo frasario di Mourinho che oggi, licenziato dal Chelsea, rende gli onori all'avversario ringiovanito.

Claudio piange di gioia, il Leicester è tutta roba vera, sette punti di vantaggio sul Tottenham a cinque dalla fine e anche Pochettino, coach degli Spurs, è un altro della tribù dei normali, essenziale, fresco di testa e raro di parole.

Di contro, a Barcellona, il fenomeno Luis Enrique si ritrova improvvisamente a fare i conti con la realtà. Non è sempre fantasyland, i tre tenores steccano e il Barcellona le busca due volte in sette giorni ha capito che nessuno può vivere di rendita, Ranieri aveva pochi denari ma sono diventati un patrimonio da banca d'Inghilterra, Luis Enrique ha i soldi della banca mondiale ma rischia di bruciare tutto come fossero bond argentini. È il football, questo, senza verdetti scritti prima ma soltanto sentenze che vengono definite dal campo, spesso dal silenzio e dai fatti, non dalle concioni dei suoi attori e protagonisti. La Liga non è ancora finita, la Premier ha ancora un mese e qualcosa da giocare ma le ultime notizie da Londra e da Barcellona rendono il gioco sempre più imprevedibile.

Sarebbe curioso uno scambio di ditte, Luis Enrique sulla panchina del Leicester e Claudio di ritorno in Spagna, là dove con il Valencia e l'Atletico di Madrid qualcosa ha già fatto. Non credo che Enrique accetterebbe la sfida. Credo che invece Ranieri, dopo aver asciugato l'ultima lacrima, sia pronto a scoppiare in una risata ubriaca.

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