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L'idea di un mercante diventata sfida fra popoli

La Ryder Cup nacque così, il primo trofeo costò 105 sterline. Oggi la conclusione: Europa avanti 10,5 a 5,5

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100 ghinee (circa 105 sterline), questo il costo della Ryder Cup, un piccolo trofeo da 50 centimetri d'altezza, in oro, realizzato dai gioiellieri reali Mappin & Webb, a Londra, ovviamente. Un prezzo che rimanda immediatamente la memoria alla Auld Mug (Vecchia Brocca in argento), la Coppa America di vela, dal medesimo, originario valore. Caratteristico il giocatore di golf in cima alla coppa, che Samuel Ryder (1858 1936) - mercante di spezie che la salute cagionevole indirizzò verso il golf -, ideatore e finanziatore del torneo, consegnò personalmente ai vincitori delle prime edizioni.

Il trofeo fu pensato inizialmente come sfida tra giocatori professionisti statunitensi e britannici ma, a partire dal 1979, l'originario team del Regno Unito fu trasformato in una vera e propria squadra europea. Da quel momento, il significato di una gara che molti campioni del passato e del presente considerano più importante di una vittoria in uno dei 4 Major del circuito professionistico, è divenuto simbolico dell'eterno scontro tra Vecchio e Nuovo Continente, fra tradizione e proiezione verso il futuro, una sfida valoriale coinvolgente e affascinante.

La 44° edizione della Ryder Cup (assegnata ogni due anni) si conclude oggi a Roma, presso il Marco Simone Golf and Country Club a Guidonia Montecelio (Europa avanti sugli Usa 10,5 a 5,5): l'inimitabile e naturale cornice della Città Eterna sarà per sempre ricordata nella storia della Ryder Cup. Tra i 24 giocatori dei due team, sono presenti i più forti golfisti al mondo del momento, tra cui il numero uno Scottie Scheffler (USA) e il numero due Rory McIlroy (Europe), e, poi, J. Rahm (Europe), K. Hovland (Europe), e P. Cantlay (USA), per fare solo qualche nome.

Il tempo di questa straordinaria competizione, che ha richiamato a Roma oltre 250.000 persone, è segnato, a partire dalla scorsa edizione, quale Worldwide Partner, da Rolex, presente al fianco del team europeo, comunque, dal 1995. Quella tra Rolex e il golf è una liaison cominciata nel 1967, con una stretta di mano all'allora campionissimo Arnold Palmer, che sarebbe diventato il primo testimonial della Maison nel golf, raggiunto, poi, da Jack Nicklaus e Gary Player, i famosi Big Three. Il sodalizio, nel tempo, si è enormemente sviluppato e, oggi, la Casa guidata da Jean-Frédéric Dufour è partner di tutti i Major del circuito professionistico (4 maschili e 5 femminili), delle più importanti gare mondiali a squadre (Ryder Cup, Presidents Cup e Solheim Cup), nonché dei più prestigiosi tornei internazionali, come i World Golf Championships, le Rolex Series, il The Players Championships e l'Arnold Palmer Invitational. Valori quali precisione, rispetto, condivisione, umiltà, attenzione al dettaglio ed eleganza formale sono profondamente radicati nel golf e nell'identità di Rolex e questo viene confermato dalle parole del capitano del Team Europe e testimonial, Luke Donald: «Rolex è una parte importante del golf che fa sempre le cose con passione, cercando di creare e coltivare i rapporti nel modo corretto». E il capitano del Team USA e, anch'egli, ambasciatore della Maison ginevrina, Zach Johnson conclude: «La Ryder Cup è l'evento golfistico più importante al mondo e Rolex è in sinergia assoluta con una costante tensione verso il miglioramento».

Insomma, un brand che veste con il suo inconfondibile verde il top dello sport, dalla Formula 1 a Wimbledon, fino ad arrivare alla Fastnet Race, alla Giraglia e alla Swan Cup nella vela e, evidentemente alla Ryder Cup: nomi che significano eccellenza, senza compromessi.

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