L'attività sportiva è la medicina per stare bene. È il messaggio lanciato dai vertici della Federazione Internazionale riuniti a Milano nell'ambito di Expo. L'occasione è servita per accreditare l'Istituto di Medicina dello Sport del capoluogo lombardo tra i 18 migliori istituti al mondo, con il suo grado di eccellenza tra i Collaborating Centers più importanti a livello internazionale.
Un traguardo importante, se si considera che la specializzazione universitaria in Medicina nello Sport nacque nel 1957 proprio a Milano e già cinque anni prima la Fmsi aveva aperto un ambulatorio all'Arena. Nel 2014 l'IMS ha effettuato 11.793 visite di cui 9.394 per l'idoneità sportiva agonistica. Tanti gli over, dove figura persino una giocatrice di bridge di 83 anni e una visita di idoneità per atletica leggera effettuata da un uomo di 82. Tra i due sessi, sono decisamente più praticanti gli uomini, oltre il 70%.
«Il raggiungimento di questo traguardo per Milano è un segnale di grande importanza del mantenimento di un importante standard qualitativo - sottolinea Fabio Pigozzi, presidente della Federazione Medico Sportiva Internazionale -. Già Ippocrate, oltre 2000 anni fa, scriveva che se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico avremmo trovato la strada per la salute». E in linea con questi principi la Federazione Europea ha lanciato nel 2015 il progetto con il logo «Exercise Prescription for Health».
Grazie a una indagine di prossima pubblicazione promossa dalla Fmsi, svolta nell'Istituto di Medicina dello Sport di Milano e in altri 16 centri italiani su oltre 23.000 sportivi (Progetto Filtro Sanitario), in occasione della visita di idoneità sono stati invece raccolti numerosi dati epidemiologici di grande valore per i medici. Nei risultati preliminari si è riscontrato, ad esempio, un ECG anomalo nel 16% dei casi, con maggiore prevalenza nelle prime visite, individuando dalle piccole alterazioni fino al rischio di morte cardiaca improvvisa. Inoltre i primi highlights della ricerca confermano la presenza di patologie della colonna vertebrale fino alla scoliosi nei più giovani, e una riduzione, anche se parziale, della capacità respiratoria per allergie. L'indagine dimostra anche come il 72% degli atleti ponga grande attenzione alla nutrizione.
«La certificazione di idoneità sportiva rappresenta il primo e unico screening, in chiave di prevenzione della salute, essendo venuta meno la visita scolastica e quella di leva», così il presidente della Fmsi Maurizio Casasco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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