L'Inter contro tutta Torino

Con Torino il conto è aperto: in tutti i sensi. Le battaglie fuori campo con la Juve dell'Agnellino ormai fanno storia, le sconfitte degli ultimi anni di campionato contro i bianconeri fanno statistica, e la classifica dice che l'Inter dovrà rimboccarsi le maniche se non manderà in onda il sacco del Toro. Attenti a non sbagliare stadio a forza di finire in grovigli dialettici e polemici con la Juve. Stavolta è Torino, non Juve. Già, meglio penserà qualcuno rincorrendo la tradizione: ultime otto partite sempre vincenti per i nerazzurri. Guarda caso l'ultimo successo interista da quelle parti proprio a spese del Toro: anche allora in settembre (21 settembre) del 2008. Finì 3-1. Poi sono stati dolori e dolorini. Torino e scudetti di cartone: quanti spilli da stregone. In quella stagione un pareggio contro la Juve, negli anni a seguire tre secche sconfitte.
Inter con tante domande e poche certezze. Il Torino sa giocar calcio, come la Roma. E avete visto com'è andata a San Siro. Lo ha detto anche Stramaccioni che nelle sue banalizzazioni oratorie ha ricordato le qualità proposte dai due allenatori. «Hanno dato un'impronta forte alle squadre». Per ora all'Inter serve un'impronta. Qualcosa si è visto, ma in negativo: sempre in difficoltà a San Siro, più spiccia e redditizia fuori casa. Potrebbe essere un indizio. Stramax ha capito. Ci si mette in mezzo: «Subito il 2-1 con la Roma, l'Inter è sparita, siamo spariti, la squadra si è spenta. Abbiamo abbandonato il campo. Non deve ricapitare». Implicito: se ricapitasse sarebbero guai. Più per Stramax che per la squadra. La pazienza di Moratti non è mai stata a prova di sconfitte. Quest'anno si violenterà, dovendo difendere la scelta. Ma poi il tifoso prende sempre il sopravvento.
Inter un po' involuta e forse in difficoltà a ricreare un gioco e un'idea corale nell'assetto difensivo. Troppi errori contro la Roma, qualche errore dalla panchina. Sono piovute critiche. Stramaccioni, che è un permaloso naturale, ha cercato di far buon viso. Se poi avesse fatto buon uso delle critiche, ancora meglio. Ha avuto tempo per digerire la figuraccia contro la Roma. Anche troppo. «Porca vacca, mi sono detto, proprio stavolta che ci serviva giocare subito. Abbiamo dovuto aspettare 15 giorni». Nel frattempo molti giocatori si sono involati con le nazionali, i sudamericani sono tornati un po' stanchi («hanno preso tre aerei in un giorno») ma serviranno subito in campo. La difesa si riassesterà con Samuel e Handanovic. Poi c'è il dubbio Cassano: è riuscito a perdere un paio di chili, ma non ha un minutaggio da match intero. «Ha lavorato duramente, ha giocato tre buone partite: poteva fare la differenza, ci ha dato un assist e un gol. Mica male». Ancora lui o Palacio rientrato con un problemino muscolare? Stramax ha giocato con le parole, la statistica (5 reti al Toro) parla per Fantantonio. La logica per Palacio.
Torino e Toro non è detto che la stregoneria colpisca sempre. I granata vincono in casa da otto partite consecutive. É un bel giocare con i numeri. Ventura dice: «Dobbiamo emozionare». Quell'altro risponde: «Svegliamoci, cerchiamo riscatto». Poi, in campo, il Toro non è la Juve e per l'Inter è più tranquillizzante. Ma l'Inter come sarà? Il suo allenatore si è spento anche nel rispondere. Pareva di ascoltare un routinier della panchina: idee scontate, poca grinta, banalità assortite, piattume. Unico guizzo da sorriso quando ha parlato dei calciatori gay, cioè ha lasciato da parte l'Inter. «Non mi permetto di giudicare un orientamento sessuale.

Se uno è innamorato di un uomo o di una donna non è una cosa che mi riguarda. Se un giocatore mi dovesse fare una confidenza extra, lo ascolterei, gli starei vicino ma di solito mi chiedono le diagonali, i fuorigioco...». Che poi riesca a farsi capire è tutto da dimostrare.

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