L'Inter e le virtù di Chivu, il (finto) rivoluzionario

La squadra è con lui: lo dice il 4° successo di fila. C'è riuscito con pochi ritocchi e un gioco tra Conte e Inzaghi

L'Inter e le virtù di Chivu, il (finto) rivoluzionario
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L'impressione è che, una partita dopo l'altra, ora Cristian Chivu si sia davvero preso l'Inter e che la squadra sia già sua anche così, anche se non molto diversa da come gliel'ha lasciata Simone Inzaghi. Senza rivoluzioni, ché senza giocatori rivoluzionari non si potevano fare. Con convinta cautela e qualche modesta correzione, enfatizzata ben oltre i fatti. Era stata molto più netta la precedente transizione tecnica, quando cioè Inzaghi subentrò al fuggiasco Conte nell'estate 2021. Lì, sì che l'Inter passò da un calcio di puro contropiede, o verticale come dice ora chi non vuole approfittare di una parola bandita dai tavoli tecnici, a un calcio più ragionato e di possesso, con diversa e più intensa occupazione degli spazi.

L'Inter di Conte lasciava il pallone a chiunque anche per un'ora, poi al primo errore ripartiva, verticale con e su Lukaku, e vinceva partite e scudetto. L'Inter di Inzaghi ha reinterpretato un sistema molto difensivo come il 3-5-2, capovolgendo convinzioni anche dogmatiche, come l'uso offensivo dei difensori. Chivu sta nel mezzo ed è molto scaltro quando illustra il gioco della squadra. Poi scorri le statistiche e scopri che il possesso palla dell'Inter è sempre superiore a quello degli avversari, perché queste sono le caratteristiche dei suoi giocatori, e la pressione sui difensori avversari sembra più alta di prima perché in questo scorcio di stagione c'è stato chi, come il Torino e lo Slavia Praga gli ha regalato direttamente dei gol, non soltanto il pallone per segnarli.

Sabato, contro la Cremonese, non ci sarà Thuram, uscito malconcio dalla sfida con i cechi, che Chivu voleva fargli saltare (era la settima consecutiva da titolare, lezione per il futuro). Lesione al muscolo bicipite femorale sinistro, altro che semplice crampo. Niente ThuLa, forse addirittura per un mese. Buon per l'Inter che Lautaro abbia ripreso a giocare e a segnare con continuità e che le alternative, almeno in attacco quest'anno non manchino.

Prendersi l'Inter non era semplice e la scarsa esperienza maturata con i professionisti non gli ha certo dato una mano, ma Chivu è stato abile a trasformare l'esperienza del Mondiale per club da appendice della scorsa stagione a laboratorio di studio per quella attuale. Di quello che si è visto negli Usa non c'è stato infatti nulla nel suo settembre. Quel suo "non sono mica scemo", con cui ha apertamente confessato di non volere smontare ciò che ha trovato, riecheggia Mourinho nelle assonanze, ma in realtà è un vero e proprio manifesto di quella che sarà la sua stagione.

L'ostacolo Cremonese è evidentemente scivoloso, ma dalla sconfitta del Milan, battuto ad agosto dalla squadra di Davide Nicola, può arrivare indirettamente un altro aiuto, dopo quello della vittoria sul Napoli. Di certo, la concentrazione sarà massima e in più la squadra ritroverà pedine importanti come Akanji, Barella e Mkhitaryan, lasciati riposare contro lo Slavia.

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